Allontanamento Zero, chi è pro e chi contro una legge controversa

Una legge regionale controversa, con un iter di approvazione lungo e tormentato, è stata infine approvata la scorsa settimana.

È stata approvata la scorsa settimana dal Consiglio regionale la legge “Allontanamento zero, fortemente voluta dall’assessore regionale Chiara Caucino con l’intenzione di rimettere al centro il sostegno della genitorialità e il primario interesse dei bambini a crescere nella propria famiglia.

Una legge che secondo l’opposizione sarebbe sbagliata sia nel merito, che nel metodo che ha portato alla sua approvazione.

Tuttavia l’Assessore regionale alle Pari Opportunità ha affermato nel suo intervento conclusivo prima del voto “Mai più bambini che urlano e piangono perché spesso con l’inganno vengono portati via da scuola e dai loro genitori, mai più decreti di allontanamento perché il bambino arrivato a scuola con un livido, a casa non c’è la televisione, vive a contatto con troppi animali e in una cascina, mai più in posti con lucchetti alle porte e sbarre alle finestre o ragazzini che non possono mandare una e-mail alla propria mamma”.

In questi anni, visitando le comunità e le case famiglia mi sono sentita chiedere dai bambini ai quali parlavo e stringevo le mani di poter tornare dalla mamma e dal papà, dalla zia o dal nonno e ho assicurato loro che avrei fatto di tutto perché questo si potesse realizzare: oggi mi sento di dire che la promessa è stata mantenuta”, ha puntualizzato Caucino, aggiungendo che “con questa legge, che sono certa non abbia in realtà un colore politico ma vada esclusivamente nell’interesse dei minori e che anche chi oggi si oppone apprezzerà vedendola applicata, andiamo a completare efficacemente il quadro legislativo piemontese, introducendo finalmente un preciso dettato legislativo di supporto alle famiglie di origine, rispettando il diritto naturale dei minori di poter vivere nel nucleo originario”.

L’obiettivo della legge sarebbe quello di supportare e sostenere, con tutti gli interventi già previsti dalla normativa statale e regionale, il nucleo familiare di origine del minore, per scongiurare, ove possibile, l’allontanamento del bambino dalla propria casa e favorire il rafforzamento della rete formale e informale a sostegno della famiglia, prevenendo le situazioni di marginalità e isolamento, evitando così traumi inutili e dannosi. Lo stanziamento complessivo è di 44,5 milioni di euro per il biennio 2023-2024 (22,3 milioni per il 2023 e 22,2 per il 2024)

I dati ufficiali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali riscontrano che la media nazionale degli allontanamenti di minori dalle famiglie di origine è del 2,7 per mille mentre quella del Piemonte è del 3,9 per mille. Un risultato che ha dimostrato fin da subito la necessità di adottare una legge volta a prevenire l’allontanamento dei minori: che non significa escluderlo, ma disporlo solo in caso di necessità effettiva, quando il benessere e la stessa salute del minore sono effettivamente a rischio, come nei casi di violenza e abusi conclamati.

Sulla base di queste considerazioni si ritiene che l’80 per cento degli allontanamenti sia evitabile e si possa prevenire sostenendo le famiglie con un insieme di azioni e interventi precoci e intensivi, anche di natura economica, realizzati attraverso Programmi educativi familiari mirati a cura dei servizi sociali e socio-sanitari e d tutti i soggetti che, a vario titolo, operano per la tutela e la promozione del benessere dei minori e delle famiglie.

Vincolando specificamente circa il 40 per cento delle risorse agli interventi previsti in favore delle famiglie si permette di intervenire su un sistema che, ad oggi, destina ogni anno più di 55 milioni di euro principalmente per l’inserimento dei minori in comunità residenziali e comunque per la collocazione fuori dalla famiglia d’origine.

Caucino ha infine evidenziato (excusatio non petita accusatio manifesta? NdA) anche il percorso della norma, fatto di anni di confronto con tutti i soggetti in causa: “Una legge che è stata spiegata e condivisa con il maggior numero possibile di soggetti che operano nel sistema dei servizi, quali Comuni, Province, Città metropolitana, enti gestori dei servizi sociali e sanitari, dipartimenti materno-infantili delle Asl, servizi di psicologia e neuropsichiatria infantile, dipartimenti di salute mentale e delle dipendenze, autorità giudiziaria minorile, associazioni, cooperative sociali e molti altri soggetti ancora, e non certamente calata dall’alto. Abbiamo ascoltato i problemi di tutti, a cominciare proprio dalle famiglie e abbiamo tentato, credo riuscendoci, a individuare la migliore soluzione possibile”.

Ovviamente per le opposizioni la situazione non è tutta così rose e fiori, anzi riscontra una “grave indifferenza della Giunta Cirio alle obiezioni della società civile“. È è ancora la consigliera Monica Canalis, che in passato era arrivata a chiedere le dimissioni dell’Assessore Caucino, a esternare preoccupazioni.

Anche nel giorno in cui Allontanamento zero diventa legge, la Giunta Cirio ha voluto marcare la distanza rispetto alle obiezioni di sindacati, ordini professionali, associazioni di famiglie affidatarie, amministrazioni comunali e docenti universitari” dichiarano Monica Canalis, vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale, e Raffaele Gallo, presidente gruppo Pd in Consiglio Regionale. “Siamo preoccupati per le conseguenze che questa legge avrà sulla protezione dei minori e sull’istituto dell’affido, nato proprio a Torino nel 1971, ancor prima che ci fosse una legge nazionale sulla materia. Da oggi le famiglie piemontesi sono più sole, l’interesse del minore è subordinato a quello dell’adulto e l’affido è ufficialmente sotto attacco. Si torna indietro di oltre 50 anni, cancellando conquiste culturali e giuridiche che, seguendo il principio secondo cui nessuna famiglia è sola, ma è affiancata da una comunità che la supporta nei momenti di difficoltà, hanno permesso di salvare tanti bambini e famiglie.
Allontanamento zero manda in frantumi queste conquiste e mette una bandierina ideologica fondata sull’esaltazione dei legami di sangue e sulla concezione della famiglia come mondo privato idealizzato in cui nessuno si deve intromettere. La destra piemontese sventola orgogliosamente questa bandierina, sulle macerie del diritto e sulle sofferenze dei bambini, ma non fa i conti con una realtà complessa e con i vincoli giuridici sovra regionali.
Una legge sui bambini, che nasce senza confronto e senza risorse aggiuntive, è un fallimento annunciato.

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