Un brutto spavento in Iraq per i volontari dell’Associazione Verso il Kurdistan Odv

Riceviamo e pubblichiamo il 2° Report della delegazione in Iraq di Associazione Verso il Kurdistan Odv.

Nel corso dell’incontro che abbiamo fatto con il Centro della Salute della cittadina di Khamasur, abbiamo discusso di tre progetti in corso nella provincia di Sengal. Uno, finanziato direttamente con i fondi raccolti dalla nostra associazione, riguarda la ristrutturazione e l’ampliamento del presidio sanitario nel villaggio di Serdest, dove abitano cinquemila persone, in buona parte bambini che vivono in condizioni di forte precarietà. Il secondo è un progetto di clinica mobile a cura di Mezzaluna Rossa Kurda che ci ha incaricato della consegna di 15 mila euro. Il terzo è il progetto dell’Arci di Firenze, finanziato con il contributo della Chiesa Valdese, per l’apertura di un altro presidio sanitario nella provincia di Sengal.

Il costo complessivo del progetto che abbiamo finanziato direttamente noi è di 81 mila dollari, di cui 67 mila per attrezzature e macchinari e 14 mila per la ristrutturazione dei locali portate a termine con un forte contributo di lavoro volontario.

Abbiamo sostanzialmente chiuso il progetto con un finanziamento di 50 mila dollari: 30 mila erano già stati versati in precedenza. I progetti, costruiti da noi con il territorio, prevedono sempre la verifica dello stato dei lavori nei vari passaggi previsti.

Nel pomeriggio, abbiamo raggiunto il villaggio di Serdest, dove e’ stato realizzato il centro sanitario che abbiamo finanziato. In questa comunità dove siamo andati, ci sono, oltre a persone che vivono in case, in tende e persone che non hanno né casa, né tenda. Molte di queste persone vengono da fuori perché hanno avuto le case distrutte dall’Isis nel 2014.

La struttura sanitaria realizzata è completa per quanto riguarda la parte muraria, per quanto riguarda la parte tecnica è già stata individuata la disposizione dei locali. Questi comprendono uno studio medico con farmacia per le visite preliminari, uno spazio per l’installazione delle apparecchiature necessarie per eseguire gli esami ematochimici fondamentali, una stanza con tre letti per interventi di day hospital.

La sera di domenica, al ritorno dalla riunione con i rappresentanti dei quartieri della cittadina di Borek, ci siamo trovati in una situazione decisamente spiacevole. Ci e’ stato comunicato che l’intelligence irachena ci chiedeva di essere ripresi da un video su richiesta dell’ambasciata italiana a Baghdad. Dato che ci sembrava una cosa molto strana, abbiamo risposto che volevamo vedere la richiesta scritta. A questo punto, il servizio di intelligence del governo iracheno presente in zona ci ha intimato di lasciare per la mattina di lunedì la “Casa degli Ospiti” di Khamasur dove siamo stati accolti. L’ordine era di recarsi subito all’aeroporto di Baghdad.

Ovviamente, abbiamo contattato il Ministero degli Esteri italiano e, dopo qualche ora, abbiamo ricevuto una telefonata da un funzionario dell’ambasciata italiana di Baghdad che ci ha detto che l’ambasciata non era al corrente della nostra presenza in zona. Abbiamo deciso così di non recarci all’aeroporto, ma direttamente in ambasciata per avere una risposta in merito del governo iracheno.

La mattina di lunedì siamo partiti per Baghdad: arrivati prima di Mosul, ci e’ stato comunicato che potevamo tornare a Khamasur perché il problema era stato risolto. Abbiamo impiegato alcune ore, per i continui check point delle diverse milizie disseminate lungo il percorso, per percorrere in senso contrario gli oltre 100 chilometri già fatti.

La soluzione è stata possibile grazie all’impegno del Pade (Partiya Azadi’ u9 Demugratiya Ezidya), che si e’ fatto carico della tutela della nostra ospitalita’ e sicurezza a Khamasur.

Associazione Verso il Kurdistan Odv

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