Zona 30 – Quando le piste ciclabili diventano delle trappole

Su suggerimento del direttore di Limonte News Fabio Mazzari, cerchiamo oggi di rispondere alla domanda: “Perché in molti non usano del tutto o in parte le piste ciclabili?”

Buongiorno e buona settimana a tutti,

Ciclabili: perché qualcuno le considera “non sicure”? è il titolo di un articolo che mi ha suggerito il direttore Fabio Mazzari ed è abbastanza cruciale. Sempre più voci cominciano a denunciare l’incuria in cui versano le piste ciclabili e la pericolosità di certi tratti.

Le ciclabili urbane presentano molte insidie e sono percorribili in sicurezza solo da chi le conosce bene. A volte sembrano delle vere e proprie gimkane. Altre volte per superare un incrocio occorre attendere il verde tre volte a causa di assurdi attraversamenti. Altre volte sono in contromano perché fatte su di un solo lato della strada o, ancora, con paracarri che ne ostacolano l’accesso alle bici stesse.

Solo i ciclisti più esperti sanno a livello epidermico come comportarsi: se, quando e come utilizzare i tratti ciclabili disponibili, che in Italia sono ancora pochi e mal collegati tra di loro.

Perché diciamocelo, le piste ciclabili non sono costruite con la priorità della SICUREZZA DEI CICLISTI. Se a pensar male si fa peccato ecc, le ciclabili italiane sono dei compromessi con la transizione ecologica: dato che si devono fare si fanno, ma il primo risultato che ci si attende da una pista ciclabile è quello di non modificare le ABITUDINI DI CHI VA IN AUTO.

Se da un lato la circolazione in bicicletta sui marciapiedi è ancora vietata dal codice della strada, è usanza diffusa, in caso di realizzazione di nuova pista ciclabile, utilizzare proprio i marciapiedi, riducendo lo spazio riservato ai pedoni piuttosto che quello destinato alle automobili.

Laddove lo spazio concesso alle biciclette e condiviso con le auto, soprattutto nelle grandi città, sopraggiungono altri problemi, come il parcheggio in doppia fila o altre manovre errate che mettono in pericolo e intralciano chi sopraggiunge in bici.

A Bologna la Consulta Comunale della Bicicletta chiede “ciclabili pure” eliminando via via le ciclabili promiscue, soprattutto nei percorsi dedicati a chi usa la bici come mezzo di trasporto e non ricreativo. A Milano, invece, le polemiche sulla sicurezza dei percorsi hanno una nuance politica e vanno alla radice del problema: “se nel 2023 ci sono stati così tanti morti della strada, ci deve pur essere qualche responsabilità amministrativa da parte di chi ha ideato ciclabili così pericolose?

È anche vero che esistono evidenti lacune normative a livello nazionale alle quali occorrerebbe mettere mano, come denuncia Legambiente Lombardia: riduzione della velocità in ambiente urbano e obbligo di dispositivi di sicurezza per i mezzi pesanti in primis.

Insomma, sulla mobilità ciclistica e la sicurezza stradale l’Italia arranca come può. Se consideriamo che i primi paesi ad aver scommesso sulla bicicletta lo hanno fatto in seguito alla crisi del 1973, possiamo dire di essere in ritardo solo di cinquant’anni…

Claudio Cheirasco
docente, giornalista, referente di Fiab Tortona sezione Malabrocca


Questo articolo è stato pubblicato su Limonte News col titolo: MAGAZINE ZONA 30 – PERCHE’ MOLTI NON USANO DEL TUTTO O IN PARTE LE PISTE CICLABILI?

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