Le parole d’ordine, anche in fatto di sanità, sono “attrattività” e “rete”. Occorre che il nostro nosocomio sia un nodo della rete sanitaria riconosciuto da pazienti e professionisti.
Un presidio di riferimento per le attività mediche e chirurgiche di base; un polo di ortopedia e riabilitazione che diventi riferimento per tutto il territorio con formule gestionali innovative; una struttura tecnologicamente avanzata per la realizzazione di attività chirurgica alimentata da tutti i professionisti della rete ospedaliera dell’Asl Al.
E’ questa la visione del futuro dell’Ospedale di Tortona che emerge dallo studio elaborato dalla SDA Bocconi di Milano, finanziato dal Comitato Tortona per Ospedale Civile Santi Antonio e Margherita.
Obiettivo dello studio è quello di definire una strategia di valorizzazione dell’Ospedale di Tortona rendendolo una risorsa per la comunità a cui afferisce, ma anche all’interno di un sistema più complesso rappresentato da Asl Al e Regione Piemonte. Nella sostanza rappresenta un piano di sviluppo sostenibile, che tiene cioè conto dei vincoli normativi esistenti e della necessità di essere sostenuto da un piano economico finanziario.
Non si tratta di un piano industriale vero e proprio (quello ovviamente spetta all’Asl realizzarlo), ma un progetto di ampio respiro che possa fungere da guida per lo sviluppo futuro. Per raggiungere questi obiettivi tutte le strategie devono mirare a rendere più attrattivo l’Ospedale su due livelli: il primo è nei confronti dei professionisti, medici e infermieri che possono essere attratti dalla possibilità di lavorare all’interno di una struttura ben organizzata, altamente avanzata sul piano delle tecnologie, inserita all’interno di una “rete” di strutture in grado di fornire un’offerta completa di cure in base alle esigenze del territorio.
L’altro livello è nei confronti dell’utenza: la possibilità di offrire al pubblico servizi di eccellenza che possano non soltanto fermare il fenomeno della mobilità passiva verso altre Regioni, come la Lombardia, ma anzi invertire questa tendenza iniziando a generare mobilità attiva.
La Riabilitazione è centrale per il rilancio dell’ospedale dal momento che buona parte della mobilità passiva generata dai residenti sul nostro territorio che scelgono di andare a curarsi fuori regione, lo fa proprio per terapie riabilitative.
Gli investimenti in nuove tecnologie dovranno riguardare in particolare il reparto di Ortopedia e le attività chirurgiche (chirurgia generale, ma anche oculistica e urologia).
Per far fronte alle oggettive difficoltà di reperimento di personale, problema endemico di tutta la Sanità Pubblica Nazionale, non solo di Tortona, lo studio suggerisce la formula delle equipe mobili, professionisti che possono all’occorrenza essere in grado di operare su tutta la rete, senza per questo indebolire le singole strutture o costringere gli utenti a rivolgersi altrove.
Sul piano invece dell’emergenza, lo studio propone una riflessione anche sul Pronto Soccorso che ha da poco riaperto l’attività dopo i lunghi mesi di chiusura dovuti alla conversione in Covid Hospital. Gli attuali accessi al PS vedono una larga proporzione di codici di emergenza a basso livello di intensità: si deve quindi lavorare da una parte sulla razionalizzazione nella risposta ai codici a più elevata complessità con un migliore
inserimento nella rete e, dall’altra, per la casistica prevalente (bassa complessità, codici verdi e bianchi) sperimentare soluzioni innovative come il passaggio direttamente dal triage allo specialista negli ambulatori (tra cui quelli di Cardiologia e Pediatria potenziati, come già previsto dal piano Asl).
L’obiettivo è di migliorare l’organizzazione interna e velocizzare i tempi di risposta con evidenti vantaggi nel trattamento delle patologie “tempo-dipendenti”, ma anche una riduzione dei tempi d’attesa per gli utenti con patologie non gravi che frequentemente si rivolgono al PS di Tortona.