La Climate Change Art, i murales antismog e le buone pratiche

È a Roma il murales antismog più grande d’Europa. Firmato da Iena Cruz, con i suoi 1000 mq di estensione è in grado di assorbire inquinanti come 30 alberi.

Arte e sostenibilità: dai murales antismog ai concerti, l’ambiente al centro

Quanto l’arte può migliorare l’ambiente? Sono molte le forme artistiche che hanno messo e stanno mettendo al centro l’ambiente. La sostenibilità ambientale è un tema ricorrente in tutti i settori artistici.

Lo dimostra chiaramente Acea Energia nella sua infografica intitolata “Eco Art: quando l’arte diventa green“, in cui propone molti esempi sulla sinergia tra l’arte e la sostenibilità.

L’arte riflette la società, e negli ultimi vent’anni, non c’è da meravigliarsi se la sostenibilità ambientale è emersa come un tema chiave in tutti i campi artistici. Il Climate Change Art è un esempio di questa tendenza, in quanto affronta il tema del cambiamento climatico e le sue conseguenze.

L’arte gioca un ruolo essenziale nel comprendere l’emergenza climatica soprattutto dal punto di vista emotivo. Esistono molti modi per creare arte sostenibile. Ad esempio, gli artisti possono utilizzare materiali riciclati o recuperati, come plastica, carta e metallo. Possono anche usare fonti di energia rinnovabili, come l’energia solare e l’energia eolica, per alimentare i loro studi.

Non solo, l’impatto del murales antismog più grande d’Europa (1000 mq), non è solo emozionale: è in grado di assorbire inquinanti equivalenti a 30 alberi. Stiamo parlando di “Hunting Pollution” di Iena Cruz, situato nel quartiere Ostiense di Roma.

E non c’è campo migliore della musica che suscita emozioni e ci fa riflettere sulle nostre azioni. Infatti, sempre più musicisti cercano di mantenere alto il livello di attenzione sulle tematiche ambientali, a partire dai concerti. Basti pensare all’ultimo tour mondiale dei Coldplay, che ha prodotto il 47% in meno di emissioni di carbonio rispetto a quelli del 2016 e 2017.

Anche l’industria cinematografica ha abbracciato la causa ambientale, dando vita a film e documentari di enorme successo. Il cinema diventa sostenibile a partire dal set: l’utilizzo di materiali riciclati, il catering a km 0 o la possibilità di riutilizzare i set e abiti vintage stanno diventando prassi anche in questo settore. E i risultati cominciano ad essere evidenti: il set di “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, ha prodotto 80 tonnellate di Co2 equivalente, molte meno rispetto alle 1800 tonnellate di una produzione medio-grande.

 

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