Delegazione italiana in Iraq. L’incontro con le unità di difesa ezida

7^ REPORT DELLA DELEGAZIONE A SINJAR E AL CAMPO PROFUGHI DI MAKHMOUR – ULTIMI REPORT DA SINJAR.

Il nostro programma termina con l’incontro con le unità di difesa ezida (Yjs / Ybs). Sono presenti un uomo e una donna che ci parlano della situazione odierna.

Se vuoi proteggere, così inizia il rappresentante delle Ybs, la tua comunità lo fai da solo. Così nasce la voglia di formare un’unità al posto di quelli che ti hanno abbandonato e tradito“. Il primo obiettivo è quello di proteggere la tua comunità e se sei un soldato hai la possibilità di morire. È stato combattuto l’Isis, ma la guerra continua con i doni turchi.

Non vogliono interferenze. Altre forze di unità hanno preso esempio da quelle ezide. La liberazione è partita proprio da Shengal. Combattere l’Isis è stato molto difficile. I morti sono stati 600 soldati e 1000 i feriti. Ogni villaggio ha più di una fossa comune. Molte sono ancora quelle chiuse. Il processo per aprirle e permettere cosi ai familiari delle vittime di poter avere il corpo di chi è stato ucciso, è molto delicato e complicato. Finora sono state scoperte 89 fosse, di cui tre pochi giorni fa in montagna.

Le migliaia di persone che compongono le due unità sono tutti volontari ed hanno gli stessi obiettivi, cultura e lingua. L’impegno per evitare che il genocidio continui è molto alto.

Ci lasciamo rimarcando il fatto che l’attacco Isis è stato proprio programmato per annullare il popolo e la cultura ezida.

Foto: RivoluzioneAnarchica.it

Report partito Pade

Incontriamo alcuni membri del Pade, partito ezida della libertà e della democrazia, nella loro sede a Sinun nella regione di Sinjar. Parliamo con Selemanhji, responsabile a Sulaymaniyah.

Il partito è nato nel 2016. Tutto nasce dal genocidio. 25.000 forze irachene e 15.000 peschmerga, li hanno abbandonati. Pade risponde alle necessità della popolazione per portare servizi come ad esempio, strade di collegamento e linee elettriche ed inoltre diffondere la democrazia.

Prima del genocidio la popolazione a Sinjar era composta da 500.000 persone, ma subito dopo 100.000 sono fuggiti in Europa, 350.000 si sono rifugiati nei campi e 5.000 in montagna. Sono 6 anni che si sono liberati dall’Isis, ma la gente nei campi difficilmente riesce a tornare perché spesso bombardano i campi per spaventarli e scoraggiarli a ritornare. Vogliono separare la comunità.

Le persone uccise sono state circa 5.000 tra uomini, donne e bambini e quelle rapite tra le 6.500 e 7.000. I profughi sono 350.000. Gli abitanti attuali in questa parte del Monte Shengal, catena montuosa lunga un centinaio di chilometri che divide a metà il nord e il sud, sono 130.000, mentre nell’altra parte sono 230/250.000, quindi devono ancora rientrare 100/120.000 persone.

Prima del referendum la popolazione di Sinjar faceva parte del Kurdistan iracheno, dopo invece è passata sotto il governo centrale iracheno. Selemanhji però ci dice che non c’è molta differenza. In base all’art.140 della Costituzione possono scegliere tra i due governi e molti preferiscono quello centrale.

Il partito Pade, attualmente, non si presenta alle elezioni nazionali, anche perché chi li vota subisce delle penalità, come ad esempio difficoltà nel chiedere la carta d’identità. Nella regione ci sono 5 partiti, il Pade raggiunge il 25%, mentre il PDK il 75%. Questo perché il PDK, anche se solo in piccola parte, è favorevole all’autonomia ed è importante avere in parlamento anche solo una voce che rappresenti la comunità curda.

La questione femminile è molto importante per il partito e le donne rappresentano il 25% del totale del partito. Il loro programma, prima di tutto vuole garantire lo studio e la libertà per le donne per la loro autonomia. La realizzazione dell’autonomia non ha ancora raggiunto il 100%, attualmente è all’80% e le questioni che mancano sono quelle economiche e politiche. La causa è dovuta al fatto che gli articoli che riguardano l’autonomia non sono totalmente rispettati. Anche l’accordo del 09/10/2020 tra il governo regionale e quello centrale iracheno in coordinamento con le Nazioni Unite, senza però nessun coinvolgimento dell’autonomia, riguardante la regione di Shengal, ostacola la realizzazione del programma e il rientro della popolazione.

Tutto questo è solo il tentativo di isolare il più possibile questa popolazione per limitare le comunicazioni con l’esterno. Il partito farà di tutto per difendere la propria libertà ed è pronto ad affrontare un possibile nuovo attacco. Tutti i 5 partiti sono d’accordo a non volere che il PDK metta piede in questa regione.

Il Pade è formato da 101 persone votate in ogni villaggio. Dal momento che sono totalmente contrari al sistema capitalista, si mette in pratica il sistema circolare di Ocalan, attraverso il principio di uguaglianza all’interno delle varie istituzioni. La gente decide e il partito fa. Anche il Pade vorrebbe il riconoscimento del Genocidio 2014.

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