Zona 30 – Che tipo di ciclista sei?

Oggi per la rubrica Zona 30, la città delle persone analizziamo il post in cui Mario Tozzi chiarisce il punto sui “ciclisti urbani”.

Il post di Mario Tozzi e la confusione nei commenti

Buongiorno e buona settimana  a tutti,

Martedì 29 agosto Francesca Quaglia, una ragazza di 28 anni è stata travolta e uccisa da un camion mentre era a bordo della sua bicicletta. È successo a Milano, Francesca è la 126^ persona morta in bicicletta sulle strade italiane dall’inizio dell’anno. La quinta in un incidente che vede coinvolte persone in bicicletta e autisti di mezzi pesanti nella sola Milano, in questi mesi assediata dai camion dei cantieri per le Olimpiadi invernali del 2026.

Due giorni dopo, Mario Tozzi, primo ricercatore del Cnr, divulgatore scientifico e presidente del Parco Regionale dell’Appia Antica, nonché ciclista urbano e promotore della mobilità sostenibile, ha pubblicato un post su facebook che recita: “Vorrei ribadire il concetto che ogni automobilista che incontra un ciclista dovrebbe ringraziarlo. Perché grazie a lui l’automobilista incontra meno traffico, […]. In cambio dovrebbe sorpassarlo lasciando sempre 1,5 metri di distanza, non suonare a distesa il clacson, non stringerlo a lato.

In Italia troppi ciclisti muoiono sulle strade e ci sono troppe automobili in città costruite (al tempo e per la maggior parte) per gli uomini a piedi o in carrozza.

E, per favore, evitiamo stupidaggini del tipo, se rispettano il codice della strada, perché è la maggioranza degli automobilisti ad averlo dimenticato e la gran parte a non rispettarlo quasi mai.”

Un post che io stesso ho condiviso e che è diventato nel giro di poco tempo virale.

Devo dire che, da un punto di vista comunicativo, è un post fin troppo fitto di argomenti, non si focalizza su un solo punto, ma ne contempla almeno quattro:

– il fatto che ogni bici in strada equivale ad una vettura in meno a generare traffico e occupare parcheggi;

– la richiesta di mantenere la distanza di sicurezza di 1,5 metri quando si supera una bicicletta (che implica il fatto che se non c’è spazio bisogna attendere);

– l’inadeguatezza di molti centri urbani al traffico automobilistico;

– il tentativo di far osservare come la violazione del codice della strada non sia una prerogativa dei ciclisti.

Come già detto anche in questa rubrica (vedi i tre articoli “Consigli per chi va in bicicletta”), ribadisco che spesso in bici si è costretti a fare dei compromessi con il Codice della Strada se si vuole portare a casa la pellaccia. Il nostro CdS è ancora molto calibrato sulle auto e solo ultimamente, e in maniera parziale, ha iniziato a prendere in considerazione anche le biciclette.

Leggendo qualcuno dei numerosissimi commenti mi sono reso conto di come la bicicletta, nel nostro Paese, sia ancora intesa principalmente come un attrezzo sportivo.

Mario Tozzi, nel suo post, non si riferisce ai ciclisti sportivi, ma a quelli che potremmo definire ciclisti urbani, vale a dire coloro che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto utile per ridurre al minimo indispensabile l’uso dell’auto.

È una differenza fondamentale, che vi invito a cogliere.

Claudio Cheirasco


Questo articolo è stato pubblicato su Limonte News col titolo: MAGAZINE ZONA 30 – IL POST DI MARIO TOZZI E LA CONFUSIONE DEI COMMENTI

Vedi tutti gli articoli della rubrica “Zona 30 – La città delle persone

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.