Non che qui in provincia di Alessandria lo sia stata di meno, ad ogni modo a Cuneo è stato realizzato e presentato uno studio apposito.
“Se si riscontrasse il virus della Peste Suina Africana in un cinghiale in provincia di Cuneo gli effetti per l’economia del territorio sarebbero devastanti. Nell’immediato si avrebbe un danno diretto per il comparto agricolo e alimentare di oltre mezzo miliardo di euro: il valore della produzione, infatti, è stimato in 188,5 milioni di euro, mentre quello della trasformazione in 496 milioni di euro. A questi andrebbero aggiunti i costi per lo smaltimento degli animali e il profitto mancante per il periodo di chiusura delle attività (almeno 12 mesi), senza contare che in Piemonte la Peste Suina Africana potrebbe essere dichiarata endemica, cancellando la possibilità di praticare l’allevamento suino per molti anni e mettendo in crisi la filiera delle Dop (Parma e San Daniele). Inoltre, tutte le denominazioni d’origine protette della provincia di Cuneo legate alla filiera suinicola, in primis il Prosciutto Crudo di Cuneo Dop, verrebbero cancellate”.
È uno scenario a tinte fosche per il comparto suinicolo della Granda quello delineato da Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, venerdì 12 maggio presso la sede provinciale dell’associazione durante la presentazione dello studio realizzato da Confagricoltura Cuneo sui possibili ed eventuali impatti della PSA sull’economia del territorio, a sedici mesi dall’inizio dell’emergenza. Al momento sono intervenuti: il senatore Giorgio Maria Bergesio, la deputata Monica Ciaburro, l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, il presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo e i consiglieri regionali Paolo Demarchi e Carla Chiapello, oltre ad alcuni dirigenti della Regione Piemonte.