Matteo Leddi, con Corrado D’Andrea, ha presentato la sua collezione di cimeli storici delle due Guerre Mondiali, quella “contro l’Austria” e quella “contro la Francia”.
Martedì 16 Gennaio 2024, Aula Magna del plesso Carbone. Mentre gli studenti delle classi 5^ predono posto, il dott. Matteo Leddi, giovane ed esperto cultore della memoria storica del territorio, dispone con rispettosa cura una serie di curiosi oggetti sui banconi allestiti davanti a noi Alcuni hanno un aspetto familiare, altri meno e ci risultano vagamente sinistri; su di essi il Tempo – più di cent’anni – le circostanze e le condizioni climatiche hanno lasciato segni severi, ma tutti hanno qualcosa da raccontare.
Dopo la forzata interruzione dovuta alla pandemia, Matteo Leddi e l’Avv. Corrado D’Andrea, nell’ambito del progetto “Incontri con la Storia”, riprendono a proporci, attraverso i reperti ed i documenti delle loro collezioni, una conversazione che non vuole affatto sostituirsi ad una lezione di storia e neppure proporsi come un’interpretazione politica degli eventi o un’esaltazione feticistica e commerciale del cimelio bellico, bensì un invito alla riflessione, alla comprensione, al rispetto delle vite umane. Osserviamo stupiti scatolette di carne o tonno in salsa, ritrovate sulle montagne teatro della Grande Guerra, che sono in tutto e per tutto simili a quelle che acquistiamo nei supermercati; le borracce, le gavette scomponibili ed i fornellini pieghevoli in dotazione ai soldati dei rispettivi schieramenti, italiani ed austriaci, così come i kit di automedicazione e di igiene orale, suggeriscono una realtà quotidiana non diversa dalla nostra… Ma dalla scatola di latta arrugginita, dalla fibbia di un cinturone, dalla carta ingiallita, fragile come un’ala di insetto, dal portafiammiferi fatto con i pezzetti di legno di recupero, sfugge un ricordo di vita, cui fanno da drammatico contraltare le maschere antigas, i segmenti di filo spinato, micidiale difesa delle trincee, cui si potevano opporre solo le pinze con il becco, una più grande ed una più piccola – guai a perderle! – , le fatali punte “azzoppamulo”, gettate innumerevoli nella “terra di nessuno”, in modo tale da impedire il fluire dei rifornimenti e poi i bossoli, i ramponi da ghiaccio, le foto fatte prima di arrivare al fronte, in posa, marziali, da spedire alla madre, alla moglie o alla fidanzata, insieme ad oggetti creati con i materiali residui della battaglia, legno, ferro o rame, e trasformati in braccialetti, portasigarette o altro, piccole umili cose a testimonianza di un “saper fare artigiano” che riecheggia il tempo della pace e che è anch’esso, benché anonimo, parte della Grande Storia: frammenti e testimonianza dell’incredibile capacità di resilienza dell’essere umano, che tutto distrugge e tutto pretende di ricostruire.
Contro ogni aspettativa e luogo comune, abbiamo scoperto che durante la Prima Guerra Mondiale il sistema Italiano di gestione postale era uno dei più innovativi ed efficienti nel mondo e, grazie a ciò, i soldati potevano ricevere, scrivere, o farsi scrivere da chi fosse alfabetizzato, biglietti, cartoline e lettere che in pochissimo tempo venivano recapitati ai destinatari, conferma reciproca di essere in vita, bisogno di comunicare, di difendere, oltre alla propria patria, gli affetti e di mantenere vivo il disperato filo di speranza che li avrebbe fatti ritornare a casa.
Mentre assieme ai miei compagni riordino le immagini scattate con il cellulare e gli spunti che Matteo e Corrado ci hanno lasciato per integrare il materiale per l’Esame di Stato, rifletto sul fatto che i ricordi non debbano essere confusi con la nostalgia e neppure negati: se la Storia è spesso dolore, la Conoscenza deve essere motore di rinascita. Proprio in questi giorni si celebra la Giornata della Memoria… poi ricorderemo gli eccidi delle Foibe…. e mentre mi chiedo chi fosse colui che aveva costruito quella bellissima scatoletta che Matteo ci ha mostrato, con la dicitura: “Ricordo 1915-1918”, immagino anche quale fosse l’emozione della mano che ha scritto in una diligente ed orgogliosa calligrafia: “Pescul 13-10-’916, Carissima moglie, mentre aspetto tue notizie ti anticipo le mie……” Intanto, in altre parti del mondo, non così lontane, allora come oggi, si guarda la foto dei figli, ci si chiede se le bombe risparmieranno la casa, si prega per gli ostaggi e perché l’orrore insensato abbia una fine: “…quello che desidero è di sapere che stai bene e di ricevere uguali notizie dei bambini e di tutta la famiglia….”, oppure, a guerra finita, ci si ricorda, con umano sollievo, che nell’inverno 1916-17, una eccezionale nevicata sul Monte Forno, ad Asiago, costrinse un gruppo di soldati austriaci e gli alpini della 62^Comp. del battaglione Bassano ad una tregua per provvedere a segare la legna in zona neutra, con scambio reciproco di pane e sigarette e conclusasi con il goliardico furto della sega da boscaiolo degli austriaci. E se l’alpino Marco Ambrosini e l’ex-nemico Karl Fritz di Graz ebbero modo di incontrarsi e di sorridere ricordando l’episodio è perché, a volte, la solidarietà riesce a trasformare le cicatrici in tracce.
Kate GALLICCHI
5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing
Ufficio Stampa plesso Carbone
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