Leonardo da Vinci a Tortona. Intervista a Riccardo Magnani





Prosegue il percorso di TORTONA OGGI alla scoperta dei rapporti tra Leonardo da Vinci e Tortona. Iniziato da una visita casuale alla Chiesa di Santa Maria Canale che ha portato la nostra attenzione ad un dipinto ivi custodito e al Banchetto di Tortona del 1489.

Questa volta ho disturbato Riccardo Magnani che ha avuto modo di studiare Leonardo da Vinci molto da vicino: a Palazzo Besta di Teglio in Valtellina e che nel 2014 ha preso parte al dibattito sulla Tavola di Tortona.

TORTONA OGGI intervista Riccardo Magnani

Riccardo Magnani, studioso di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci. La conferenza di Tortona

Domanda: Lei è stato a Tortona nel 2014. In qualità di esperto della vita di Leonardo da Vinci ha tenuto la conferenza “Leonardo, la Gioconda e le nozze di Tortona”. E’ stato invitato da Giacomo Maria Prati che, dopo attenti studi, ha indicato almeno tredici motivi per attribuire a Leonardo da Vinci il dipinto della Natività custodito nella Chiesa di Santa Maria Canale di Tortona. Cosa pensa del lavoro svolto da Prati. Secondo lei quel dipinto è attribuibile a Leonardo da Vinci?

Leonardo da Vinci a Tortona
Foto 1

Risposta: Come ho avuto modo di dire direttamente anche al dott. Prati, cui mi lega una amicizia pluriennale, e pubblicamente in diverse circostanze (inclusa la platea di Tortona cui lei fa riferimento), ritengo che il dipinto da Lei richiamato appartenga alla schiera foltissima dei leonardeschi.

Esiste un manierismo legato all’opera leonardesca che intende replicare i contenuti paesaggistici e esoterici dell’opera del pittore fiorentino che ad oggi nessuno studioso ha inteso sottolineare in maniera compiuta; nel caso del dipinto di Tortona, il rimando manieristico è alla montagna lecchese (Monte San Martino) che costituisce il centro focale, prospettico e cromatico dell’Annunciazione di Leonardo, un dipinto del 1472. Questo riferimento è molto importante perché, unitamente ad altri rilievi documentali, colloca Leonardo nei territori del Ducato di Milano ben prima del 1483, data in cui ufficialmente si fa risalire la presenza dell’artista presso la corte di Ludovico il Moro.
L’autore del dipinto di Tortona non si è limitato al richiamo paesaggistico, ma ha anche inteso rafforzarlo raffigurando l’artista, ormai anziano, nel ruolo di Giuseppe.
Esistono molti dipinti in cui Leonardo, a diverse età, è raffigurato al cospetto della città di Lecco, proprio a significarne l’importanza del personaggio, della circostanza e del contenuto esoterico a cui si intende fare riferimento.
Nell’immagine allegata potrete notare da voi il riferimento montuoso e l’accostamento del volto leonardesco con quelli tratti da un disegno di anatomia e una raffigurazione dell’artista stesso da parte di Filippino Lippi.
(Foto 1)

Leonardo da Vinci a Tortona fig. 2
Fig. 2

Leonardo da Vinci e Ludovico il Moro

Domanda: Che rapporto c’era tra Leonardo da Vinci e Ludovico il Moro? Tortona era un avamposto militare situato al confine con il Ducato di Genova. E’ verosimile che Leonardo avesse avuto incarico di ampliare il Castello di Tortona e quindi si sia recato più volte nella nostra cittadina per i rilievi?

Risposta: “Nessuna cosa si può amare, né odiare, senza piena cognizione di quella” scriveva Leonardo.
Rispetto a quanto siamo portati a riconoscere della sua vita, oggi molto va riscritto proprio in considerazione di una serie corposa di rivelazioni documentali molto importanti che mi vedono involontario biografo.

Leonardo da Vinci a Tortona fig. 3
Fig. 3

Il legame tra Leonardo e gli Sforza affonda le sue radici molto più indietro nel tempo, quando gli Sforza e i Medici, rappresentanti di punta del movimento ghibellino, unirono i propri ducati in appoggio per unificare le due anime della Chiesa di allora.
Non entrerò ora nelle pieghe di una vicenda per la quale non bastano un’intera conferenza e più di una pubblicazione scritta, ma posso con certezza affermare che Leonardo si occupò dell’aspetto scenografico e musicale della Festa del Paradiso, che per volere di Ludovico il Moro doveva celebrare le nozze tra Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona, tenutesi nel 1489, e il cui banchetto nuziale si tenne a Tortona nel 1489.

Leonardo da Vinci a Tortona fig. 3
Fig. 4

Per quanto riguarda le fortificazioni del castello, per esperienza personale mutuata dalla realtà lecchese, piuttosto che scomodare Leonardo, consiglio di indagare in direzione di Giuliano da Sangallo, che si operò per rinforzare diverse realtà legate al ducato milanese, Lecco inclusa.

(Fig. 2, 3 e 4)

 

 

Leonardo da Vinci e Tortona

Domanda: Si ha documentazione del fatto che a Tortona venissero prodotte cere ed oli vegetali, materie prime dei pittori e che anche Leonardo da vinci si approvvigionasse di queste merci qui a Tortona?

Risposta: Questo aspetto tecnicistico non sono in grado di avallarlo, e non rientra nei miei campi di ricerca, in effetti.
Ma credo che un buon lavoro di ricerca storiografica e documentale possa eventualmente supportare o meno l’ipotesi in questione.

Leonardo da Vinci e il Banchetto di Tortona

Leonardo da Vinci a Tortona fig. 5
Fig. 5

Domanda: Nel 1489 a Tortona si è tenuto il banchetto nuziale per le Nozze di Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza. Questo avvenimento è famoso per essere stato il più sfarzoso banchetto di fine quattrocento e anche perchè con esso si sancisce la nascita del balletto moderno. Leonardo da Vinci quel giorno fu il cerimoniere.
I tortonesi sono molto orgogliosi che un evento di quella importanza sia stato organizzato a Tortona. Qual è stato il ruolo preciso del Maestro toscano in tale occasione? Come organizzò il lavoro così distante da casa, in una città di periferia, senza le comodità che poteva offrire Milano?

Risposta: Beh, circa la nascita del balletto, come per quanto attiene alla musica e alla sua annotazione, credo si pecchi spesso di entusiasmo di derivazione culturale europeista (un po’ come quando si parla di scoperta dell’America, un continente abitato e ricco di culture spesso anche più composite della nostra).

Leonardo da Vinci a Tortona fig. 6
Fig. 6

Le feste musicali e danzanti, infatti, sono celebrate sin dalla antichità in ogni cultura, e la codifica delle note musicali non è certo ascrivibile a Pitagora, come ci viene detto, ma risale a tempi molto più antichi.

Riguardo al banchetto di Tortona, non ci sono molti elementi che raccontino l’evento nelle sue fasi preparatorie, in effetti; sappiamo che il banchetto si tenne nel castello del conte Bergonzi Botta e che superò in fasti ogni altro avvenimento dell’epoca.
Il banchetto fu servito con corredo di attori e musiche su un testo del poeta di corte Taccone, probabilmente influenzato dai lavori di Poliziano, di cui Leonardo si occuperà di mettere in scena alcune opere.

Leonardo da Vinci a Tortona fig. 7
Fig. 7

Pensando alla Festa del Paradiso, messa in scena l’anno successivo da Leonardo in una sala del Castello Sforzesco di Milano e dal carattere esoterico del menù scritto dal poeta di corte Bellincioni, è facile pensare che l’impianto celebrativo impostato dal genio fiorentino fu di carattere alchemico/spirituale.

Non è un caso che la scenografia per la Festa del Paradiso, contenuta in un foglio del Codice Atlantico (noto come foglio del teatro), sia presente nello sfondo sinistro della Gioconda (che ritrae lo stesso Monte San Martino), opera che appunto vuole riassumere il matrimonio spirituale, il Rebis alchemico, a richiamare quell’androgina primigenia di cui si compone il corpo sottile di luce dell’uomo. (Fig. 5, 6 e 7)

Il menù del Banchetto di Tortona

Domanda: Continuando il discorso sul banchetto di Tortona, Leonardo preparò un menù in versi che è considerato una “lista del giorno” ante litteram. Di questo menù si è salvata solo una copia che adesso è conservata a Lugano alla fondazione B.IN.G. (Bibliothèque Internationale de Gastronomie).
E’ vero che fu scelto il Montebore, il formaggio dei colli tortonesi e che Leonardo stesso lo ridisegnò  a forma di torta nuziale?

Leonardo da Vinci a Tortona fig. 8
Fig. 8

Risposta: Il menù del banchetto, denominato “Ordine de la imbandisone”, venne scritto come detto poc’anzi dal poeta di corte Bellincioni.
Rappresenta di fatto un mix di quelle che sarebbero state le pietanze servite e riferimenti di carattere mitologico (alludo ad esempio al “triumpho di uccelli donati da Orfeo”, che allego, o al “cinghiale della Calcedonia”), a conferma del carattere e dell’impronta esoterica della celebrazione, tipica dell’impianto culturale della corte sforzesca, fortemente influenzata dal neoplatonismo che a far data dal 1459 (con Marsilio Ficino, Poliziano e Pico della Mirandola tra gli altri) prese corpo grazie ai testi portati a Firenze durante il Concilio del 1439 da Gemito Pletone e i dignitari bizantini che lo seguirono, nel tentativo sotteso al Concilio stesso di unificare le due Chiese dell’epoca.
Come era consuetudine per il periodo, il dolce nei banchetti non era contemplato, e così qualcuno ai tempi nostri ha pensato bene di lanciare la suggestione del Montebore fatto a forma di torta nuziale per agevolarne l’immagine, come ebbe a confidarmi privatamente.
Ma rimane una suggestione fine a se stessa, appunto.
Nulla di realistico…
(Fig. 8)
Però sarebbe bello pensare di rivisitare quel menù, magari in associazione a una conferenza legata a svelare quanto più possibile l’immagine di un artista e di un periodo storico che risultano fortemente contaminati dalla necessità della Chiesa di cambiare a proprio vantaggio una serie di accadimenti che hanno cambiato radicalmente il corso della storia, fondando l’impianto della corrotta società moderna.
Mi piacerebbe poter lavorare fianco a fianco con cuochi del calibro di Cannavacciuolo, Cracco, Marchesi o Santini, per citarne alcuni, e dare corso a una serata speciale che potrebbe costituire un’occasione di rilancio culturale del nostro Paese.

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