5^ REPORT – DELEGAZIONE A SENGAL E AL CAMPO RIFUGIATI DI MAKHMOUR IN NORD IRAQ – 25 MAGGIO 2023

Incontro con il Movimento di Libertà delle donne ezide “Taje” e con la “Yazidi womenn’s support association“.

Il Movimento di Libertà delle donne ezide “Taje

Incontriamo il Movimento di Libertà delle donne ezide “Taje” costituito dopo il massacro dell’Isis per dare dignita’ e speranza dopo il dramma subito. Taje lavora per far comprendere a tutta la comunità i valori della libertà e della democrazia, ossia i i valori del confederalismo democratico.

In questo nostro incontro, nella loro sede di Sinjar, rimarcano il desiderio che la loro voce possa arrivare al mondo. Ricordano, infatti, che durante l’invasione dell’Isis, i soldati iracheni e i peshmerga, che avevano il compito di proteggerli, sono fuggiti davanti all’invasore, lasciandoli soli. Per questo non si fidano più di nessuno. Sono stati abbandonati a loro stessi e la parte della società più colpita è stata quella della donna. Hanno imparato a difendersi da soli e vogliono continuare a farlo.

Taje è l’ombrello sotto il quale tutte le donne, non solo quelle ezide, possono trovare un aiuto per sentirsi più sicure e libere. Taje è un movimento che deve essere riconosciuto. Nessun Paese ha il diritto di attaccare un altro Paese nel silenzio del mondo.

Fino al 2014 la vita delle donne dipendeva dagli uomini, ma dopo essere state rapite, vendute, stuprate dall’Isis hanno abbracciato le armi, si sono difese ed hanno liberato le donne prigioniere. Una donna del Taje racconta: “Oltre a rapire e a stuprare, Daesh strappava via i figli alle donne prigioniere. Una donna, alla quale le era stato sottratto il figlio di due anni, aveva smesso di mangiare perchè voleva solo riavere suo figlio. Per tutta risposta, l’Isis ha ucciso il bambino e gliel’ha portato in tavola cucinato! Non si sa se la madre l’ha poi mangiato senza saperlo, si sa solo che lei è impazzita“.

È la conseguenza della follia della guerra e cosa l’uomo può arrivare a fare. Il genocidio continua perché viene impedito loro di tornare in Sinjar e vivono ancora in tende in campi profughi. Dal 2014, il 70% della popolazione è fuggita, molti non sono tornati, vittime di una strategia da parte del governo turco e del governo regionale del clan Barzani.

Per convincerli, mostrano foto di case distrutte, affermano che non c’è opportunità di lavoro, mentre promettono invece possibilità di andare all’estero e migliori condizioni di vita. Il tutto solo per riuscire a separare la popolazione e a indebolirla. Risultano ancora assenti dal Sinjar circa 250 mila persone.

Un dramma non è mai solo. Al dramma delle donne rapite e violate, si unisce il dramma dei bambini nati da questa violenza, bambini che non hanno nessuna colpa, ma che hanno già un destino segnato, bambini che difficilmente possono avere una madre naturale. La religione ezida decide: i bambini sono stati registrati con il nome del padre, quindi non è possibile accettarli essendo di religione mussulmana.

L’associazione di supporto delle donne ezide: “Yazidi womenn’s support association

Nel pomeriggio, incontriamo l’associazione che supporta le donne ezide: “Yazidi womenn’s support association“. Hanno un’accademia, una scuola solo per le ragazze per insegnare a leggere e a scrivere e una scuola di sartoria. Si coordinano anche con l’associazione Taje. Dal 2015, dono riuscite a portare a casa, in Sengal, 1.500 persone catturate dall’Isis, per la maggior parte donne e bambini. Per un supporto psicologico, da un anno collaborano con la Croce Rossa. Hanno anche tre asili nido con 62 bambini a Khanosor, 35 bambini a Sinjar e 60 a Serdest. Tutte queste strutture hanno pero’ bisogno di tutti i giochi necessari ai bambini. Inoltre, organizzano corsi di cucito per donne e vedove utilizzando macchine da cucire. Attualmente, le persone interessate sono 15, ma con sole tre macchine da cucire a disposizione. Tutti questi potrebbero essere possibili progetti da realizzare.

Ci lasciamo con queste buone promesse con la speranza di essere ancora una volta utili per questa comunità lasciata sola. Inoltre, faremo il possibile per realizzare la loro richiesta di riconoscimento del genocidio ezida avvenuto per mano dell’Isis nel 2014.

Antonio Olivieri
Associazione Verso il Kurdistan Odv

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