Zona 30 – Il cicloturismo è una grande opportunità per fermare l’abbandono delle aree interne

L’Italia è un Paese strano, ha più autostrade di tutti in Europa, ma pochissime piste ciclabili turistiche. Eppure il ROI su queste ultime è di 22 volte superiore…

Buongiorno e buona settimana a tutti,

Oggi voglio parlarvi del mercato del cicloturismo, che si sta affermando lentamente, ma inesorabilmente, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso e che è in grado di intercettare il segmento di clientela che cerca nella vacanza un modo per fare esperienze in grado di accrescere la propria conoscenza del mondo, più che svago fine a se stesso.

Questa è un’occasione di riscatto per le aree interne, che potrebbero finalmente porre fine al calo demografico che le caratterizza da ormai più di settant’anni, proprio grazie al cicloturismo (e ai cammini devozionali).

Il mercato del cicloturismo in Europa è stimato in circa 45 miliardi di euro l’anno, di cui solo 2 raggiungono l’Italia. Il turismo sui cammini devozionali ha avuto un vero e proprio boom durante l’ultima pandemia e presto darà buoni risultati anche nel Belpaese.

Il paese che più di tutti ha creduto nel turismo lento è stata la Germania, che ha affrontato precocemente  la crisi industriale di fine secolo scorso realizzando politiche (e infrastrutture) in grado di compensare la perdita di posti di lavoro nell’industria. Già nel 2015 c’erano 45.000 km di piste ciclabili, che generano 186.000 posti di lavoro legati al cicloturismo, di cui 90.000 nelle aree attraversate dalle piste. Mediamente ogni chilometro di pista ciclabile turistica ha generato 5 nuovi posti di lavoro.

Ovviamente i 45.000 chilometri di piste ciclabili tedesche non sono una collezione di tratti incompiuti e non collegati tra di loro, come succede spesso in Italia. In più sono piste ciclabili di buona fattura, l’88% delle quali è rappresentato da ciclopedonale non promiscua.

In Italia tra ciclovie turistiche ultimate e quelle in fase di realizzazione avremo presto, quindi non abbiamo neanche ancora, 5.735 chilometri di strada percorribile in bicicletta in maniera sicura e protetta, circa il 12% di quelli a disposizione dei nostri vicini teutonici.

Tenete conto che realizzare un chilometro di autostrada costa come realizzare circa 100 km di percorso attrezzato e sicuro per pedoni e biciclette. Tenete anche conto che in Italia i km di autostrada per ogni km2 di territorio sono superiori del 30% alla media europea.

Tenete anche conto che costruendo un chilometro di autostrada si ottiene un utile di 1,15 milioni di euro ogni anno, di questi circa ⅔ sono trattenuti dalle società concessionarie. Utilizzando gli stessi soldi per costruire 100 km di percorso ciclopedonale turistico, a fine anno avremo un ritorno economico di 25 milioni di euro quasi interamente riversati nelle aree marginali attraversate dai percorsi.

Visto che costruendo piste ciclabili generiamo ricchezza (diffusa) 22 volte superiore a quella che generiamo (concentrata) costruendo autostrade e visto che le autostrade in Italia non ci mancano, la mia domanda è: “Perché ancora in Italia non si è realizzata una rete ciclabile fruibile dai cicloturisti? Cosa stiamo aspettando?”

Claudio Cheirasco

Questo articolo è stato pubblicato su Limonte News col titolo: MAGAZINE ZONA 30 – PERCHE’ INVESTIRE IN PISTE CICLABILI TURISTICHE

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