Sono passati solo cinque anni dall’ultima alluvione che ha colpito Tortona. Questa volta la città ne è uscita indenne, si è trattato solo di fortuna?
Come Tortona ha imparato a difendersi dalle alluvioni
Con il cambiamento climatico sempre più spesso le precipitazioni di un’intera stagione sono concentrate in pochi giorni. Sono le cosiddette bombe d’acqua. Vediamo come Tortona con gli anni ha saputo creare il suo sistema di deflusso delle acque che mette in sicurezza gli edifici e chi in essi abita e lavora, anche nelle situazioni più critiche come quella avuta nella giornata di ieri.
L’alluvione del 1977 a Tortona
Ce l’avevano quasi fatta a mettere in salvo il bruciatore. Angelo e Massimo Davio erano abituati alle piene dell’Ossona e anche quel 7 ottobre 1977 erano scesi in cantina per tamponare le falle. L’ondata di piena che li uccise fu però improvvisa ed essi vennero risucchiati dall’acqua e dal fango in quella che divenne la loro tomba. Anche il recupero dei corpi fu difficoltoso, le pompe dovettero aspirare montagne di melma prima che i soccorritori potessero raggiungere le salme.
In tutto furono 4 i morti di quell’alluvione, la più tremenda che subì Tortona fino a quel momento e sicuramente la più tremenda di sempre. La città fu allagata dalla Statale per Genova a via Milazzo, anche il Santuario della Madonna della Guardia dovette fare i conti con l’acqua che ne invase i sotterranei. L’asfalto delle strade veniva sollevato a blocchi e spostato di decine di metri, racconta il settimanale Settegiorni a Tortona, di cui il Davio era fotoreporter.
Le opere di messa in sicurezza dell’Ossona, già previste, vennero realizzate solo negli anni successivi. Da quel momento il quartiere di San Bernardino e la zona sud della città non dovettero più temere di “andare a bagno” ogni volta che le piogge si facevano più insistenti.
Foto: Settegiorni a Tortona
Le opere di messa in sicurezza del Torrente Ossona
Oggi il Torrente Ossona ha smesso di fare paura, più in particolare ha smesso di esondare. All’altezza di Torre Calderai uno scolmatore provvede a convogliare le acque in eccesso direttamente nello Scrivia. È questa un’opera tanto banale, forse costosa, quanto necessaria. Con l’acqua e col fuoco non si scherza, mi sentivo ripetere fino alla nausea da piccolo.
Le alluvioni del 2014 a Tortona e in Val Grue
Il 13 ottobre del 2014 un’altra alluvione ha colpito il nostro territorio, seguita solo trentadue giorni dopo, il 15 novembre, da una seconda ondata, violenta almeno quanto la prima. Il nostro territorio è stato di nuovo messo in ginocchio.
Questa volta a tracimare è stato il Torrente Grue, esondato in più punti lungo la Strada provinciale 120 per Garbagna e quindi a Viguzzolo e poi a Tortona, nel quartiere chiamato “la Punta di Garbagna“.
A Tortona, alle acque che non riusciva a contenere il Grue si aggiungevano quelle che scendevano dalla collina del Castello. Che andavano a depositarsi dietro all’Iper di Tortona, nell’area artigianale della Villoria, lungo la strada statale per Voghera.
L’area alluvionale di Cava Montemerla
L’esperienza di ottobre, in cui l’intera area artigianale della Villoria diventò una “piscina“, con la ferrovia alle spalle che faceva da barriera e non consentiva il deflusso dell’acqua, è servita quantomeno a salvare i capannoni industriali durante l’alluvione di novembre. Ci si era accorti che molta dell’acqua che svalicava la Statale per Voghera veniva deviata in prossimità di strada Montemerla, che si comportava come una vera e propria diga in grado di innalzare il livello dell’acqua, che trovava così sfogo al di là della strada statale, dove c’erano i capannoni artigianali. Con un gesto coraggioso e dall’esito tutto sommato incerto, gli amministratori e i tecnici del comune di Tortona, insieme a quelli della Protezione civile, decisero di tagliare letteralmente la strada Montemerla, aprendo una breccia che ha consentito all’acqua e al fango di dirigersi verso l’area alluvionale ricavata nei due siti dell’omonima cava ormai dismessa. L’operazione fu un successo, i due bacini alluvionali si dimostrarono un ottimo luogo in cui riversare le acque e la zona di Villoria, a novembre, fu salva. Quando si ricostruì strada Montemerla ci si premurò di dotarla di una struttura tale da consentire il passaggio dell’acqua sotto la carreggiata. Ieri i capannoni della zona artigianale Villoria hanno ancora una volta beneficiato di questa soluzione.
Sempre a proposito dell’area dismessa dalla Cava Montemerla va riportato il fatto che era stata individuata dal consorzio che si sta occupando di realizzare i lavori del Terzo Valico come discarica dello smarino estratto dalle gallerie. Se nel 2017 il Comune di Tortona non si fosse fermamente opposto a questa soluzione, l’area alluvionale a protezione della Villoria oggi non esisterebbe. Al suo posto ci sarebbe una collina riempita con 2,5 tonnellate (forse quattro) di detriti e le acque alluvionali andrebbero a riversarsi altrove.
Le opere lungo gli argini del Torrente Grue e lungo la Roggia Cadè
In seguito alle due alluvioni del 2014 sono anche stati effettuati dei lavori di sistemazione idraulica finalizzati alla mitigazione del rischio di esondazione lungo tutta la lunghezza del Grue. In particolare a Tortona è stata arginata la sponda sinistra, rialzata di un metro e mezzo per circa 700 metri nei pressi della cosiddetta “Punta di Garbagna”. Ulteriori lavori di protezione del rischio idraulico sulla Statale per Voghera hanno messo in sicurezza la Roggia Cadè, allargandone il deflusso e costruendo un argine lungo tre chilometri, che prende le sgradite acque e le porta fino al torrente Grue, attraversando la zona Capitania, anch’essa messa in sicurezza attraverso la demolizione di alcuni muretti e attraversamenti non più utilizzati che ostruivano il deflusso naturale delle acque.
Il violento temporale del 21 ottobre 2019
È proprio grazie a tutte queste opere infrastrutturali di cui ha saputo dotarsi la città di Tortona che il violento temporale di ieri non si è trasformato in alluvione. Ci è costato in termini di vite umane e di danni materiali, ma oggi possiamo dire di vivere in una città che ha imparato a proteggersi dalle alluvioni.