Luigi Malabrocca detto il cinese, la maglia nera del Giro d’Italia

La leggenda della maglia nera è ancora oggi inesorabilmente legata alla figura del ciclista tortonese che corse per arrivare ultimo.

Era detto il cinese, perché un po’ sembrava cinese. Aveva un taglio particolare degli occhi, da farli sembrare quasi a mandorla.

Luigi Malabrocca è nato il 22 giugno del 1920 a Tortona ed è morto il primo ottobre del 2006 a Garlasco, in provincia di Pavia. Era di gamba buona e come molti suoi contemporanei ha cercato nella bicicletta il riscatto da una condizione di miseria e di fame, comune a molti Italiani di inizio Novecento, specie se ultimi di sette figli come lui.

Luisin” era conterraneo di Fausto Coppi. Anche se più giovane del Campionissimo di un anno aveva iniziato a correre prima di lui. Quando vide per la prima volta Fausto in tenuta da ciclista di lui disse che gli sembrava troppo esile per portare a termine una gara. Lo aveva soprannominato “el dardèla”, che in dialetto tortonese vuol dire “lo strafuso“. Dovette ricredersi.

Fausto, durante una partita di biliardo, disse a Luigi che a 35 all’ora sarebbe arrivato in capo al mondo, ma se la gara si fosse spostata sui 45, per lui la gara sarebbe finita lì. Aveva ragione.

Nel dopoguerra Fausto corse il Giro d’Italia per il primo posto, sfidando Ginettaccio Bartali in testa alla classifica, Luigi invece arrancava. Contro campioni di quel calibro le speranze erano esigue. Non tutti possono vincere e si sa, la maggior parte di coloro che disputano il Giro d’Italia sono gregari, destinati ad un posto di secondo piano.

Luigi Malabrocca qualche gara l’ha vinta, anche da professionista, a dispetto del suo nome non era un brocco totale, ma al Giro andò in maniera diversa. L’occasione data dalla maglia nera non se la fece sfuggire. Se non poteva essere il primo, voleva dire che la posizione di ultimo in classifica non gliela avrebbe tolta nessuno. Bastava arrivare dopo tutti senza superare il tempo massimo. Durante la prima parte della gara si faceva il lavoro di squadra e si guadagnavano più premi possibili. L’amicizia con il Coppi consentiva al “Mala” di aggiudicarsi i traguardi volanti, privilegio non concesso a tutti. Quando poi si era in prossimità dell’arrivo, si sarebbero trovate mille scuse per far tardi ed arrivare ultimo di tappa.

Fu così che con la Welter, una squadra di secondo piano con cui corse nel 1946 e 1947, Luigi Malabrocca si aggiudicò per due anni consecutivi il premio per l’ultimo in classifica. Premio dal valore simbolico, ma che aveva la caratteristica di emozionare gli sportivi quanto e forse più di quello riservato al vincitore. Per cui al premio in denaro dal valore simbolico si aggiungevano tantissimi regali ricevuti dai tifosi, che sommati alla paga ordinaria e alle somme vinte coi traguardi volanti, facevano del Cinese quello che guadagnava di più tra tutti i comprimari.

Luigi Malabrocca è stato ed è tuttora un ciclista molto amato perché è un anti-campione vincente, col suo modo di ribaltare la classifica è diventato col tempo anche il simbolo del ciclismo lento, che non ha smania di vincere: il ciclismo di tutti i giorni, quello della mobilità sostenibile che non vuole far presto a tutti i costi, ma che sa godersi il viaggio. A lui è stata intitolata la sezione FIAB di Tortona, associazione che riunisce infatti tutti i ciclisti non competitivi e che amano la bicicletta come mezzo di trasporto alternativo, senza per forza ricercare le prestazioni estreme per darle un senso.

La maglia nera fu assegnata per sei edizioni consecutive del Giro d’Italia, dal 1946 al 1951. Nel 1952 fu abolita in seguito alle proteste dei corridori, che la ritenevano anti-sportiva. L’ultimo ad aggiudicarsela fu Giovanni Pinarello, che al termine della carriera da ciclista fondò la Pinarello, la famosa e costosa ditta che costruisce ancora oggi biciclette di alta gamma.

Ma l’edizione della maglia nera passata alla storia, fu quella del 1949 in cui Malabrocca “perse” contro Sante Carollo. A dire il vero, si sarebbe aggiudicato anche quella edizione se i giudici lo avessero aspettato al traguardo dell’ultima tappa, ma così non fu. Stanchi di aspettare smontarono tutto prima dell’arrivo di Malabrocca, al quale assegnarono lo stesso tempo del gruppo compatto, vanificando i suoi sforzi per “recuperare” più di due ore su Carollo.

Quell’anno la gara per l’ultima posizione fu seguita dai cronisti della trasmissione radiofonica “Giringiro”, una trasmissione satirica che seguiva il Giro d’Italia e andava in onda ogni giorno durante le tre settimane di gara. Fu proprio grazie a quella trasmissione che Malabrocca fu definitivamente associato all’idea di ultimo arrivato. Anche dopo essersi ritirato dal ciclismo su strada ed aver corso il campionato di ciclocross, di cui divenne due volte campione italiano, e suo malgrado, il suo ricordo è e sarà per sempre legato alla maglia nera.

Su Luigi Malabrocca sono stati scritti un libro e un romanzo a fumetti:

  • COPPI, BARTALI CAROLLO E MALABROCCA. Le avventure della Maglia Nera” A cura di Benito Mazzi. Edizioni Ediciclo. Anno 2005.
  • Malabrocca. Un uomo solo… al fondo” di Roberto Lauciello. Edizioni Renoir Comics. Anno 2019

Vedi anche: Fausto Coppi, Luigi Malabrocca e il doping – Una testimonianza di Armando Bergaglio