Fausto Coppi, Luigi Malabrocca e il doping – Una testimonianza di Armando Bergaglio

Come si aiutavano i campioni dell’epoca d’oro del ciclismo? Scopriamolo con Armando Bergaglio e mons. Lorenzo Ferrarazzo, testimone oculare di un caso… sospetto.

I gregari da nascondere in tasca

Fausto coppi in allenamento sulle strade li colli tortonesi
Foto: Armando Bergaglio

Pubblico su questo bolg un racconto che il maestro Armando Bergaglio ha pubblicato su facebook il 2 gennaio 2017 con il titolo: “FAUSTO COPPI, 57 ANNI DOPO“. Lo faccio perchè è un racconto interessante e utile a ricostruire un aspetto in penombra della storia del ciclismo. Sembra infatti che anche nelle competizioni dei primi anni del secondo dopo guerra si facesse uso di additivi farmacologici per aiutare lo sforzo dei campioni. Insomma il doping c’era già, per Fauto Coppi e Luigi Malabrocca erano gregari…

Armando Bergaglio – FAUSTO COPPI, 57 ANNI DOPO

Armando Bergaglio con due gregari di Fausto Coppi
Tortona, 1995 – Salone Istituto Santa Chiara (già San Vincenzo) – Un serata a ricordare Fausto Coppi. Mons. Ferrarazzo Armando Bergaglio e i gregari Milano e Giacchero

Sono ormai trascorsi ben 57 anni (ormai quasi sessanta N.d.A.) da quel 2 gennaio del 1960 quando Fausto Coppi se ne andava per sempre, lasciandoci però un ricordo indelebile che vive ancora con la freschezza di un tempo. Giustamente oggi è stato ricordato a Castellania, senza organizzazioni, senza manifestazioni ma con la spontaneità delle cose che rimangono più vive nella nostra memoria.
Un legame intimo e forte ha sempre unito Fausto a Castellania che ricordava con profondo affetto. Riporto quanto egli scrisse all’inizio di una sua autobiografia scritta nel 1950 per ‘Tuttosport’. Così esordiva: “Il piccolo villaggio pieno di sole dove sono nato trent’anni fa e dove ho trascorso la mia adolescenza si chiama Castellania. Castellania è per me il paese più bello di tutto il Piemonte. Esso racchiude i ricordi più dolci della mia vita: ogni casolare, ogni via, ogni albero, perfino un banco della scuola elementare è ancora vivo nella mia memoria e rievoca nella mia mente il quadro familiare dei primi anni della mia infanzia. E’ a Castellania che sono cresciuto, là si è sviluppato il mio corpo che anche da giovane era asciutto come un tralcio di vite: là ho giocato le prime partite a carte e ho avuto i primi insegnamenti da un’indimenticabile maestra che più tardi doveva diventare mia zia: la cara zia Albina…
Comunque su Coppi hanno scritto di tutto e di più. Ho recuperato una singolare – e del tutto inedita – testimonianza scritta da Mons. Lorenzo Ferrarazzo, già cappellano dell’ospedale e direttore del Popolo Dertonino e, quel che qui più ci interessa, legato a Fausto da una stretta amicizia, fin da quando era un corridorino alle prime pedalate. Nel 1998 venivo incaricato dall’Associazione Libera Artigiani di Tortona, di preparate il solito ‘Taceuei ‘d Turtona’ (poi distribuito in beneficenza) che quell’anno decisi di dedicare a Fausto Coppi. Pensai, quindi, di chiedere a Mons. Ferrarazzo di scrivermi una sua personale testimonianza su Fausto. La proposta incontrò immediatamente il suo favore, ed egli, qualche giorno dopo, mi consegnava il testo per il Tacuej, che riporto qui di seguito.

PRENDI I MIEI GREGARI E PORTALI VIA CON TE…

Erano poco più delle due pomeridiane quando sentii bussare discretamente alla porta del mio ufficio nell’Ospedale di Tortona. Corsi ad aprire, davanti a me col suo sorriso timidamente obliquo Fausto Coppi mi tendeva la mano. Lo tirai dentro squadrandolo da capo a piedi: “Non ti ho mai visto in tenuta tanto elegante; questo borsalino all’ultimo grido, questo cappotto di loden… Vuoi dirmi a quale appuntamento sei diretto?
Niente di speciale, devo andare sul castello perchè ho promesso di presenziare ad una gara di ciclocross, avrei piacere che tui mi accompagnassi“.
Mentre salivamo a piedi sulla strada del Castello, Fausto volle informarmi. La gara che si sarebbe disputata sotto l’antica torre del Castello era anche un omaggio al corridore Luigi Malabrocca (quasi conterraneo) che non era noto soltanto perche difendeva la sua maglia nera al Giro d’Italia, ma perchè in quell’anno era diventato campione d’Italia di ciclocross.
Per Coppi si trattava di un amico allegro e sincero col quale faceva spesso i suoi allenamenti. “Se durante la gara – precisava Fausto – si avvicinerà qualche giornalista, dirò semplicemente che sono venuto per fare il tifo in favore di Malabrocca. Penso che a lui farebbe piacere“.
Siamo arrivati lassù quando i corridori con Malabrocca in testa, erano già sulla linea di partenza, dopo aver visitato i sentieri tracciati per il loro percorso, resi ormai una pista fangosa dalle recenti piogge novembrine. Abbiamo seguito quella gara per venti minuti circa. Ormai i corridori erano irriconoscibili statue di fango che a tratti ansimavano in piedi sui pedali e a tratti correvano con la bicicletta in spalla.
All’improvviso notiamo uno strano trambusto, poco dopo l’ambulanza della Croce Rossa a sirene spiegate è costretta a partire verso l’ospedale. L’infortunato è proprio lui: l’amico Malabrocca. Pertanto scendiamo anche noi, a unghia.
In ospedale abbiamo puntato decisamente verso il fondo del corridoio di Medicina dove, in un ridotto spazio, a sinistra, era compresso il reparto primitivo di Ortopedia, affidato alle cure del dott. Rinaldi. Il Primario fu molto gentile. Ci accolse in camera operatoria, mentre l’infermiere stringeva le ultime bende attorno al piede e alla gamba sinistra del nostro Malabrocca che, per altro, non aveva perso la sua espansività e il suo buon umore. Abbiamo appreso che l’incidente aveva prodotto una pronunciata lussazione della gamba sinistra, guaribile dopo almeno venti giorni di riposo.
Nel bel mezzo del discorso Malabrocca si rivolse a Coppi e gli disse: “Nell’angolo dietro la porta hanno buttato per terra la mia giacca infangata com’era; con un po’ di attenzione metti la mano nella cacciatora, prendi tutti i miei gregari e portali via con te“.
Fausto ha ubbidito scrupolosamente. Tuttavia, prima di lasciarci, gli ho chiesto. “Vuoi dirmi cosa intendete dire con quei: Prendi i miei gregari e portali via con te? Puoi ben capire che io non conosco il vostro gergo“.
Il Campione non ebbe difficoltà a dirmi. “Quando partiamo per la gara ci mettiamo in tasca delle pillole miracolose, che in realtà sono caramelle che contengono un po’ di simpamina o un po’ di coramina o un po’ di caffeina. Servono ad illudere i corridori, ma per vincere ci vuole ben altro“.
Quella volta ho conosciuto gli antenati delle droghe che tentavano di invadere il settore dello sport. Per fortuna, ai tempi di Coppi, si conoscevano soltanto le “droghe” poste in vendita dai droghieri.
(Mons. Lorenzo Ferrarazzo)

L’intervista a Fausto Coppi che conferma l’uso della “Bomba

Aggiungo questa intervista a Fausto Coppi, che più o meno candidamente conferma l’uso della “Bomba“, che riteneva soprattutto utile per l’effetto placebo che provocava al corridore che la assumeva, ma che a tutti gli effetti conteneva (oppure era, non sono un medico) anfetamina. Ringrazio Lorenzo Fiuzzi per avermene portato a conoscenza.

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