Lettera a Oggi Cronaca su Legge n. 158 “Salva Borghi”

Lettera a Oggi Cronaca

Lunedì 20 novembre 2017, il nostro Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato a Volpedo per presentare la nuova Legge n. 158 detta la “Salva borghi del 6 ottobre 2017, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 2 novembre 2017 ed entrata in vigore venerdì 17 novembre, vale a dire tre soli giorni prima della sua presentazione in anteprima nazionale nel Paese del Quarto Stato come ama definire Volpedo il suo Sindaco GIancarlo Caldone.

Il servizio su #Gentiloni a Volpedo da me realizzato per l’inchiostro fresco TV

Gli Atti (registrazione integrale) del Convegno sulla Legge per i Piccoli Comuni a Volpedo

Ma soprattutto in seguito alla mia condivisione sul gruppo facebook “Tortona e colli tortonesi. Turismo & Cultura” dell’album fotografico della giornata, mi sono imbattuto nell’articolo di Oggi Cronaca che pubblico qui sotto e che mi sembrava mischiare, un po’ troppo, il Diavolo con l’acqua santa. Il direttore della testata on line più letta in Provincia di Alessandria, come ama definirsi Angelo Bottiroli, pur non presente all’incontro di Volpedo ha voluto dire la sua opinione basata più su percezioni e sentito dire che su DATI REALI, gli stessi che il presidente di Anci Antonio Decaro aveva esposto nel pomeriggio analizzando scientificamente quali siano le potenzialità, le aspettative e le difficoltà dei Piccoli Comuni Italiani con meno di 5000 abitanti.

L’articolo condiviso da Angelo Bottiroli sul gruppo “Tortona e colli tortonesi. Turismo & Cultura“.

L’Italia dei comuni allo sbando, senza risorse e succubi del potere centrale che manda migranti ovunque, mentre i giovani emigrano alla ricerca di un lavoro. Questo, oggi, è il nostro Paese, Gentiloni!

Nel giorno in cui tutti i mass media locali hanno dato risalto alla visita del premier Paolo Gentiloni a Volpedo, noi, giornale tortonese più letto in assoluto con oltre 250 mila visite al mese, tiriamo fuori gli attributi e con grande coraggio abbiamo deciso, non soltanto di non scrivere neppure una riga, né pubblicare un’immagine su quanto accaduto a Volpedo, ma di andare controcorrente e di far sentire la voce della gente.

Un voce che è molto distante da quella dei politici e di alcuni amministratori locali che fanno da codazzo ad eventi del genere, anche se – crediamo – fossero parecchi i sindaci che avrebbero voluto esporre al premier i loro problemi e non hanno potuto farlo per la brevità della visita.

Ebbene lo facciamo noi ribadendo che purtroppo, oggi, l’Italia, non è quella che appare in certe occasioni e non si può promettere di investire nel sistema dei piccoli comuni –  come ha detto il premier – puntando sulla modernità e sull’innovazione portando la banda larga ovunque, se i comuni vengono lasciati senza risorse, spogliati dalla voracità del sistema centrale, succubi di ciò che decide la Prefettura e gli Organi superiori.

Comuni costretti ad accettare una moltitudine di migranti che sballano il tessuto economico, contribuiscono alla crescita della delinquenza e creano problemi.

Stranieri a frotte, disoccupati senza lavoro, ma aiutati dalla Stato con sussidi di ogni genere: buono bebé, buon gas, sanità gratuita e tante altre agevolazioni a discapito di chi lavora che viene vessato da tasse e balzelli.

Un’Italia di mantenuti dove quei pochi “fortunati” che lavorano fanno vivere la moltitudine di disoccupati, stranieri, migranti e profughi che pagano migliaia di euro per salire su un gommone e dopo poche miglia essere raccolti, poveri e sfiniti, dalle navi delle Ong che li traghettano sulle nostre terre.

Stranieri che una volta sbarcati  vengono presi in custodia e mantenuti dallo Stato e dalle cooperative, con 2 euro e mezzo al giorno per i loro “vizi” mentre i nostri giovani plurilaureati sono costretti a lavorare per il buono pasto o nella migliore delle ipotesi per 800 euro al mese senza prospettive per il futuro.

Così, quei poveri  giovani italiani illusi che non hanno santi in  paradiso, non sono amici degli amici e credono ancora nella meritocrazia,  sono costretti ad emigrare all’estero, alla ricerca di un lavoro e di speranze che qui, evidentemente, non trovano.

Questa è la triste realtà in cui vive l’Italia.

Ecco perché – a differenza di tanti altri – abbiamo deciso di non fare da codazzo e di non andare a Volpedo per riportare  il verbo di Gentiloni.

No, caro Premier, se l’Italia oggi, da quinta potenza mondiale di qualche anno fa è finita nello stato in cui si trova, la colpa è soprattutto dei politici, di TUTTI i politici, di oggi e di ieri, e di chi finora li ha sostenuti.

E allora noi ci sfiliamo, non vogliamo continuare ad essere complici di questo sfascio e a nostro modo, in sordina, diciamo “basta” prendendo le distanze da un mondo che ci appartiene sempre di meno.

Lo facciamo schierandoci –  come sempre – dalla parte dei cittadini, di quelli costretti a rimanere in silenzio perché non hanno voce in capitolo in quanto succubi di leggi e balzelli che li hanno ridotti in miseria.

Una miseria finanziaria e culturale che non si può risolvere con parole e promesse, ma con i fatti che, purtroppo, siamo quasi certi, non arriveranno mai.

Angelo Bottiroli – Direttore di Oggi Cronaca

La mia lettera di risposta:

Gentiloni a Volpedo – Lettera a Oggi Cronaca

Egregio direttore,

le scrivo in risposta al suo articolo sulla visita del Premier Paolo Gentiloni a Volpedo, complimentandomi con lei per l’originalità con cui ha saputo caratterizzare la notizia e, se mi consente, rubandole un altro po’ di mestiere nel fare giornalismo. Pur non avendo partecipato al convegno di presentazione della legge 158 “Salva Borghi” ne è riuscito a estrapolare un articolo che sicuramente sarà molto letto.

Dal mio punto di vista, aver voluto documentare quanto è avvenuto a Volpedo, più che di un codazzo verso il potente di turno si è trattato di un’occasione per dar pregio al paese del Quarto Stato, come ama definirlo il suo sindaco Giancarlo Caldone, e con esso a tutto il territorio Tortonese e anche, in parte, a quello Novese. L’occasione si è dimostrata anche utile a dar voce ai dipendenti del gruppo Gavio che non versano in buone acque a causa di una legge “giusta nelle intenzioni, ma sbagliata nella sua applicazione” come ha diplomaticamente dichiarato il sindaco di Tortona Gianluca Bardone dopo il colloquio privato richiesto al Premier su questo tema.

Le segnalo che erano molto pochi i media nazionali, di fatto solo la Rai ma molte ed entusiaste le testate locali, anche di territori distanti dal nostro, accorse da tutta Italia per questa giornata importante che potrà dar riscatto agli ultimi, nel nostro caso i Comuni al di sotto dei 5000 abitanti e ai suoi cittadini.

Lei in un altro articolo aveva dato la definizione di “bucare la notizia”, se la può consolare anche i media di Segrate l’hanno ignorata, eppure Segrate è, geograficamente, ben più vicina a noi di Torino, dai cui sono giunti gli operatori del TG1 e TG2, ripeto unici media nazionali presenti.

Riguardo alla banda larga, che lei non ritiene indispensabile per lo sviluppo, mi rincresce che lei non abbia potuto ascoltare le parole dell’on. Ermete Realicci, primo firmatario della legge, che ha sottolineato, in questo supportato sia da Antonio Decaro, presidente di Anci che dal premier stesso, come l’innovazione nel nostro secolo non si faccia più con le ciminiere ma con la banda larga e questo chi lavora nella comunicazione come lei, dovrebbe saperlo bene. Lei non ha ancora cominciato a realizzare video, quando lo farà scoprirà che non è ragionevole impiegare un’intera giornata di lavoro per “caricare” i video ad alta definizione, quegli stessi che nelle città metropolitane vengono caricati in poche decine di minuti. Ma la banda larga non è solo questo, la banda larga è anche molto altro, ad esempio l’agricoltura di precisione, per alcuni versi più eco-sostenibile di quella biologica ma con una resa estremamente maggiore, che fa ampio utilizzo di strumentazioni elettroniche e scambio di dati e che senza una connessione veloce non può trovare applicazione. Ma non è tutto, nel momento in cui la banda larga sarà diffusa si potrà dare forma a smart cities che ci consentiranno di fruire di servizi oggi preclusi, per farle un esempio stupido la fontana che si trova isolata prima del paese di Costa Vescovato, oggi tenuta chiusa perché a rischio di atti vandalici (non fosse altro che lasciare il rubinetto dell’acqua aperto), con la smartcity potrebbe essere controllata in remoto e quindi lasciata funzionare. Ancora sono da inventare le innovazioni che potremo avere nei servizi attraverso la condivisione, lo sharing dei mezzi di produzione e trasporto e anche nella sanità. Ho lavorato per undici anni in medicina d’urgenza, e conosco le tecnologie applicate nel campo. Un’equipe cardiologica può già oggi diagnosticare in remoto una patologia, anche se “sul posto” non sono presenti medici ma soltanto paramedici ben formati ed attrezzati. Anche in questo caso i dati (Ecg e quant’altro) vengono trasmessi in remoto e di esempi simili ce ne sono dozzine e dozzine di dozzine ne verranno inventati.

In definitiva se lei fosse venuto a Volpedo avrebbe sentito dire al Presidente del Consiglio dei Ministri che la banda larga sarà un fattore di riduzione delle differenze e delle distanze tra i piccoli borghi e le città metropolitane.

La società del futuro sarà quella dei big data, della intelligenza artificiale, della robotica e molto lavoro si potrà fare anche a distanza, vale a dire qui da noi, continuando a fare la spesa al Gulliver, per capirci.

Se lo Stato saprà fare il suo dovere, e lo stato siamo tutti noi, la banda larga sarà considerata un servizio universale, proprio come i servizi universali del secolo scorso: le strade, l’energia elettrica, l’acqua potabile, il telefono.

Il problema principale dei piccoli comuni individuato dal presidente dell’Associazione apartitica Nazionale dei Piccoli Comuni Antonio Decaro è quello dello spopolamento, non quello da lei percepito dell’immigrazione incontrollata, purtroppo i borghi minori hanno un saldo demografico ancora negativo, nonostante la costante introduzione di nuova popolazione. Molti giovani stanno abbandonando l’Italia, è vero, ma non mi risulta che siano i precari da 800 euro al mese, semmai coloro che hanno potuto studiare all’estero aiutati dalle famiglie ad un costo ben diverso dalle poche centinaia di euro al mese da integrare ad un figlio per permettergli una sopravvivenza dignitosa qui in Italia.

Con tutti i temi che ha trattato riguardo ai migranti trovo singolare che non abbia citato il caporalato, di cui si sono scoperti casi anche nella nostra Castelnuovo Scrivia.

Mi perdoni il gioco di parole ma “dire basta” non basta, oggi non è più il tempo della protesta, oggi è il tempo della proposta, dire basta è fine a se stesso, se non viene fornita un’alternativa, è inutile e dannoso, rischia di farci perdere il treno della modernità, treno che l’area tortonese ha tutte le carte in regola per afferrare, non tanto per meriti suoi ma per la arretratezza in cui ancora versano i territori analoghi, in molti casi ben peggiore della nostra.

Riguardo alla miseria finanziaria e culturale, anche qua non mi trova del tutto d’accordo. La provincia di Alessandria si piazza al secondo posto come provincia più ricca d’Italia ma solo al 48° come qualità della vita questo a parer mio è più una miseria culturale che finanziaria, come a dire: i mezzi ci sono ma sono mal spesi.

Riguardo ai fatti, quella banda larga che qui è stata promessa in altre zone dell’Appennino è già una realtà. La scorsa settimana il premier Gentiloni era nel comune di Campli, in provincia di Teramo, proprio per inaugurare la nuova fibra ottica che presto raggiungerà tutte le frazioni di un borgo situato in un territorio di confine, come potrebbe essere il nostro, con l’Appennino alle spalle e i collegamenti più comodi, si fa per dire, con la provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche (Campli è in Abruzzo) anziché con il proprio Capoluogo. L’arrivo di questa infrastruttura ha dato vigore ed entusiasmo ai camplesi che oggi hanno anche i mezzi tecnologici per alimentare un sogno di vita a casa loro, senza dover cercare altrove quello di cui hanno bisogno.

E’ così che si combatte lo spopolamento, tutti uniti. Forse oggi il modo migliore per tirare fuori gli attributi è proprio quello di cooperare per dare identità al proprio territorio.

Le chiedo scusa se mi sono dilungato ma i temi erano molti e, come ha potuto capire, a me molto cari.

Cordiali Saluti

Claudio Cheirasco




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