“Quatar Pass per Timurass” sui Colli Tortonesi

Domenica 19 giugno 2016 si è tenuta “Quatar pass per Timurass“, la rassegna eno-gastronomica itinerante sui Colli che circondano Tortona, che in italiano diventa: quattro passi per Timorasso.




Quatar pass per Timurass sui colli tortonesi

Quatar pass per Timurass. La consegna dei pettoraliLa particolarità di questo evento è che ognuno dei partecipanti viene dotato di un bicchiere e di una apposita pettorina con tasca in cui custodirlo. Con quel bicchiere assaggierà i diversi vini del territorio. Insieme al bicchiere viene consegnata anche una mappa con l’elenco dei produttori di “Timorasso Derthona“, vale a dire quello prodotto nelle valli Curone, Grue ed Ossona.

Piazza Duomo di Tortona la mattina di Quatar pass per TimurassSe durante “Assaggia Tortona“, la rassegna enogastronomica tortonese di maggio e di luglio, le varie degustazioni sono fatte nel tratto di via Emilia compreso tra Piazza Duomo e Largo Borgarelli della città orionina, durante “Quatar pass per Timurass“, invece, gli assaggi si fanno in cantina, nelle sedi dei produttori. Capite che in questa maniera gli spazi si dilatano sulle tre valli tortonesi: la Val Curone, la Val Grue e la Val Ossona. In verità il Timorasso cresce anche in val Borbera e a Libarna, ma i “Quatar pass per Timurass” contemplano solo il territorio del “Derthona“, vale a dire la Denominazione Geografica Protetta del Timorasso.

Si parte di buon ora a Tortona. La domenica mattina in piazza Duomo sai già che incontrerai qualche faccia conosciuta e quindi parti con un po’ di anticipo per avere il tempo di scambiare due chiacchiere mentre in Cattedrale viene celebrata la messa.

Il collaudo dei bicchieri a “il D cafè

Quatar pass per Timurass. Il collaudo dei bicchieri a il D cafèFiniti i saluti in Piazza Duomo, mi sposto verso l’angolo con Corso Leoniero, dove c’è la palazzina medievale ed anche “il D cafè“: la base di partenza, in cui vengono prese le iscrizioni e distribuiti i bicchieri con la mappa delle cantine.

Chi è già iscritto sta consultando la mappa e degustando il primo assaggio, gli altri sono in coda.

A me la mappa non serve, i “Colli” li conosco già ed ho un mio percorso in mente. Farò Quatar pass per Timurass alla portoghese, senza iscrivermi. Del resto il ruolo di “blogger di zona” inizia a dare i primi frutti e, se non guadagni veri e propri, qualche benefit lo garantisce: posso bere gratis ;).

La Cantina Sociale di Tortona

Quatar pass per Timurass. La cantina Sociale di TortonaParto dalla Cantina Sociale di Tortona. Ad Accogliermi Umberto Lucarno, enologo che incomincia subito a parlare di Timorasso. Spiega che questo vitigno ha una forte spinta vegetativa che va lavorata subito, diradando le piantine nelle fasi della germinazione in maniera che i nascituri grappoli abbiano lo spazio necessario per maturare in salute e non marcire. Il grappolo del timorasso è molto compatto, tanti piccoli acini condensati che richiedono anche una importante defogliazione.

Riguardo al terreno ci spiega come questa “terra d’incontro” lo sia anche e soprattutto in ambito geologico. Qui si incontrano diversi tipi di zolle terrestri: da una vallata all’altra, ma anche all’interno della stessa vallata. La terra argillosa lascia il posto a terreni più rocciosi in arenaria, sui quali il Timorasso cresce sovrano.

Il vino Timorasso è un vino che da il meglio di se con il passare del tempo dal momento che è ricco di Norisoprenoidi, gli aromi dell’invecchiamento che ne fanno un vino corposo che ben si abbina a carni e formaggi. L’occasione ci è gradita per assaggiare anche qualche fetta di Salame Nobile del Giarolo e provare il raffinato abbinamento con il Parmigiano Reggiano.

Chi dice Massa dice Timorasso

Walter Massa e Pigi a Monleale
Walter Massa e Pigi a Monleale

Appena terminato a Tortona infilo la val Curone in direzione di Monleale. Voglio proprio andare a bere un po’ del Timorasso più celebre di tutti, quello di Walter Massa. Sono ormai tanti anni che che abito da queste parti ma il suo “Costa del Vento” ancora non ho avuto l’onore di assaggiarlo. Quello di Walter Massa è il Timorasso più celebre di tutti perchè è Walter che ne ha rilanciato la coltivazione, facendola conoscere ad un pubblico più vasto e che potesse accollarsi il costo di un vino così caro. In cambio egli si accolla le attenzioni mediatiche, insieme a Pigi con cui oggi ci fa bere e mangiare: Lardo e Timorasso nella più classica delle tradizioni piemontesi.

Mentre Pigi continua a fare avanti e indietro dalla cucina, Walter non si ferma, continua a parlare e a versarci da bere. Lui ha ben in mente come va il mondo e ce lo racconta a modo suo. Una interpretazione completamente fuori dagli schemi che guarda al mercato globale con lo sguardo disincantato di chi ce l’ha fatta. Del resto, la sua energia nel raccontare, unita al nettare che ci versa nei bicchieri, sono molto convincenti. Siamo tutti soddisfatti, il quadro è idilliaco. Il gruppetto di “quatar passisti” continua ad aumentare sulla terrazza che da Monleale Alto domina Volpedo. A malincuore saluto e vado verso altre cantine.

Renato Boveri, 94 anni, artigiano del vino.

Quatar pass per Timurass. Renato BoveriPrima di lasciare Monleale c’è un’altra cantina da visitare, quella di Renato Boveri, il “vecchietto” del Timorasso: 94 anni, 84 dei quali passati in vigna. Il vino che propone l’azienda agricola Renato Boveri di Monleale è di produzione artigianale. Le tecniche sono quelle antiche, non si è ceduto alla industrializzatione del processo, l’uva e pigiata e non pressata ed anche in vigna si portano avanti le antiche tradizioni contadine: qui i vini si producono tutti: Timorasso, Croatina, Cortese, Barbara, Dolcetto, Nebbiolo, perchè ogni terreno vuole la sua uva. Renato Boveri è in grado di produrre vino novello “Barlou” così come il “Tri Russ“, vini che trovano il loro significato in un mondo in cui Monleale aveva molti più abitanti, prima che si spopolasse.

La lavorazione del Timorasso è certosina. Viene tenuto nei tini per almeno tre anni in cui subisce regolari filtrature che ne riducono la quantità a tutto favore della qualità. Non è un caso che “i Vini di Renato Boveri” abbiano avuto il massimo punteggio da Gino Veronelli che, dopo averli assaggiati, volle conoscere Renato e i due figli di persona.

Il ristorante “da Giuseppe” a Montemarzino

Quatar pass per Timurass. Il ristorante da Giuseppe a MontemarzinoLa storia dell’azienda Pomodolce di Silvio Davico di Montemarzino è legata al ristorante da Giuseppe, forse il più quotato della Provincia di Alessandria. In passato il vino prodotto era ad esclusivo uso del ristorante, solo da poco tempo si è deciso di aumentarne la produzione, impiantando qualche ettaro di vigna nuova. Qui il formato ufficiale è il magnum perchè, ci viene detto, che le bottiglie piccole sono tutte finite. Beviamo un bicchiere del Timorasso prodotto in questo angolo di Val Grue e apprezziandone la mineralità, soprattutto quella del “Grue“, il Timorasso ricavato dalle uve della vigna esposta a Sud-Est.

Si è fatta l’ora di pranzo ci viene offerta pasta e fagioli. Accettiamo di buon grado, non capita tutti i giorni di poter dire: “ho mangiato da Giuseppe”!

La Vecchia Posta di Avolasca

Quatar pass per Timurass. AvolascaDopo pranzo decido di avvicinarmi alla vall’Ossona, risalgo la val Grue verso Garbagna fino alla frazione Grua, giro a destra verso Avolasca lungo la salitella che percorse il Giro d’Italia del 2010, nella tappa Novara-NoviLigure, arrivato ad Avolasca giro a sinistra, verso il centro del paese. Parcheggiare è un disastro dal momento che il paese è praticamente costituito da una unica via strettissima. In un attimo lo attraverso tutto e mi trovo sotto la montagna. Parcheggio in uno slargo che trovo all’altezza dell’asilo Cerrutti, un capolavoro di architettura liberty che quasi stona con il resto del paese: ordinato e dignitoso nelle costruzioni, ma certo non così ricco di decori come l’asilo. Ad avolasca si respira aria di montagna.

Faccio un salto alla Vecchia Posta in cui lavora Jeff dell’associazione Forestieri. La Vecchia Posta di Avolasca è un ristorante. Per i “Quatar pass per Timurass” mi offre un piatto a base di verdure ed ovviamente un bicchiere di Timorasso che bevo in compagnia di una comitiva di tedeschi. Due famiglie simpaticissime e che parlano un italiano sommario ma comprensibile.

Il ristorante è pieno, sono già le tre ma le libagioni proseguono, Jeff e Roberto e rispettive signore sono indaffarattissimi. Faccio qualche foto con la promessa che poi le avrei condivise su facebook e scappo verso la valle Ossona.

Lo spettacolo della Vall’Ossona

Quatar pass per timorass. La vista da Arpicella verso Montale CelliLa stanchezza inizia a farsi sentire ma io stoicamente riparto. Due foto alla bellissima edicola sacra che è edificata all’uscita del paese verso Cerreto Grue, è così bella che merita di essere segnalata al gruppo facebook che le sta censendo, e poi via. La strada per Cerreto Grue ricorda quelle che puoi trovare a Sestriere o a Cervinia: larga, tortuosa e senza vegetazione ai lati, dopo qualche chilometro di curve arrivo in prossimità di Cerreto Grue e posso scendere in Vall’Ossona. Lo farò passando da Arpicella. Appena superate le case (non me la ricordavo così grande Arpicella) davanti a me l’incanto: una ripida stradina scende a picco lasciando spazio al panorama di Montale Celli, la prima frazione di Costa Vescovado che si incontra salendo a Castellania.

Giacomo Boveri, lo scienziato del Timorasso

Quatar pass per Timurass. Giacomo BoveriA montale Celli decido di recarmi in visita a Giacomo Boveri che avevo ascoltato in una lunga intervista per La Voce del Vino. Lui e sua moglie sono contadini di ritorno, hanno studiato prima di mettersi a fare la vigna. Conoscono la legge e la natura. Conoscono le leggi della natura e piace loro sperimentarle. Affascinante il lavoro che stanno facendo su due vigne diverse e che quindi hanno terreni ed esposizioni differenti ma sui quali si coltiva la stessa uva e si fa il medesimo trattamento al vino. Il risultato è sorprendente. Vi allego il video in cui Giacomo spiega questa cosa molto meglio di me.

Vigne di Marina Coppi, il vino in barrique

Quatar pass per Timurass. Le vigne di Marina CoppiNon mi fermo da Valli Unite, la riserverò per il prossimo anno. Tiro dritto verso Castellania e le vigne di Marina Coppi, la figlia del Campionissimo. Ad accogliermi c’è Anna, la nuora di Marina. Francesco, il figlio di Marina che di fatto porta avanti l’azienda, è via un momento e io ho fretta, mia moglie mi aspetta a casa. Ad ogni modo lo spiegone di questa cantina (dagli ottimi rossi e squisiti bianchi) già la conosco perchè mi è stato fatto a maggio, in occasione delle #InvasioniDigitali a Castellania. In questa cantina, che ha la fortuna di averei terreni a Castellania e quindi a Sud Est e di tipo roccioso. Si produce un Timorasso delicatissimo che si fa bere con piacere. La Cantina è bellissima, con tante botti di legno e barrique. Non tutti le usano in zona, abbiamo visto che molti si fermano ad acciao e bottiglia.

La Colombera, il Timorasso di Semino

Dulcis in fundo, last but not least devo andare a Vho, del resto essendo Vho la frazione di Tortona, appena sopra la salita del castello è naturale che venisse inserita subito all’inizio, oppure alla fine del giro. Sono contento di averla lasciata all’ultimo. Ho l’occasione di percorrere la “strada in crosta” che da Cerreto Grue scende diretta a Tortona passando da Vho. Una strada veramente panoramica con scorci sulla val Grue e sulla vall’Ossona e che arriva diretta al Liceo e quindi all’Ospedale Civile.

Alla rotonda, “da arresto” per quanto è stretta, di Vho giro a Sinistra e subito vengo accolto dal cartello che mi segnala i vigneti de La Colombera. Entro nel cortile e parcheggio distante perche c’è tanta gente e non voglio disturbare coi miei gas di scarico.

La Colombera è una azienda agricola mandata avanti da Piercarlo Semino e da sua figlia Elisa. Ora, visto che ci sono altri Semino che producono vino è facile confondersi. An ogni modo il vino di Semino per molti è il vino della Colombera.

Quatar pass per timurass. La colombera vini
La Colombera Vini.
Vecchi e nuovi vinificatori “olimpionici”

Io qui sono cliente, questo è il posto in cui nei miei quasi tredici anni di vita tortonese ho comprato il vino. Mi è bastato un assaggio per capire che Semino sa fare il vino! Scusate ma è così. Con la complicità della figlia Elisa che è agronoma, Piercarlo è di fatto l’oste del Timorasso, da da bere a molti, anche oltreoceano. Capita spesso di seguire le avventure bostoniane di Elisa su facebook.

Ad ogni modo anche qui manca qualcuno. Elisa si è data alla macchia. Bevo un bicchiere con Ezio, il commerciale della Colombera, e rimembro i tempi passati di quando lo incontrai con lo stand all’Iper di Tortona e mi fece assaggiare i vini de La Colombera. Io ai tempi cercavo la Barbera, come vino da pasto, fino ad allora avevo bevuto quella prodotta nell’astigiano che mi aveva assuefato al suo gusto. Un gusto che ritrovai nella loro Barbera dei colli tortonesi, la “Vegia Rampana“.

Scambio due parola con Piercarlo e saluto la moglie che solitamente sento per telefono. Elisa ancora non è tornata ma oggi c’è anche il fratello che vive ad Aosta. Una ghiotta occasione per fare una foto di famiglia, tutti insieme.

Piercarlo da un chiamo ad Elisa che accorre, prende una bottiglia in mano e si fa la foto.

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