L’inutile polemica sulle Croci in vetta alle nostre montagne

La polemica innescata dal Governo contro le parole (mai dette) di Marco Albino Ferrari sta sgretolando il CAI.

Il Cristo Redentore sul Monte Giarolo

Nei giorni scorsi si è scatenata l’ennesima polemica alimentata da alcuni spregiudicati politici di destra, che questa volta hanno preso di mira le riflessioni fatte da Pietro Lacasella sul portale online del Club Alpino Italiano “Lo Scarpone” , di cui è il curatore, e su quanto affermato da Marco Albino Ferrari, direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del CAI alla presentazione del libro “Croci di vetta in Appennino” di Ines Millesimi, avvenuto all’Università Cattolica di Milano il 22 giugno scorso.

In pratica, quanto affermato da Pietro Lacasella e ribadito da Marco Albino Ferrari è l’inopportunità di riempire di nuove Croci le vette delle nostre montagne. Questo in ottica sia ambientale che culturale.

Vi riporto le parole di Pietro Lacasella in maniera che sia più chiaro quello di cui stiamo parlando: “[…] se da un lato sono inappropriate le campagne di rimozione, perché porterebbero alla cancellazione di una traccia del nostro percorso culturale, dall’altro si rivela anacronistico l’innalzamento di nuove croci e, più in generale, di nuovi e ingombranti simboli sulle cime alpine: sarebbe forse più appropriato intendere le vette come un territorio neutro, capace di avvicinare culture magari distanti, ma dotate di uguale dignità”.

Per chi avesse problemi con la comprensione del testo scritto, provo a riassumere:

  • No a nuove croci sulle vette;
  • No alla rimozione di quelle esistenti.

Evito di farvi qua un pippone sull’analfabetismo funzionale, di cui soffre il 47% della popolazione italiana e di cui, evidentemente, qualcuno si approfitta. Del resto ognuno porta acqua al suo mulino. Inoltre non è una novità la completa indifferenza della destra al problema ambientale. Ci son proposte per devastare le nostre montagne davanti alle quali una croce, o una statua intera (come quella sul monte Giarolo che vedete in foto) impallidiscono.

E qua il discorso sarebbe lungo, ne abbiamo parlato da poco: qualcuno è convinto di far del bene alla montagna costruendo impianti di innevamento artificiale anche laddove, non solo il comprensorio sciistico non sarebbe di dimensioni competitive, ma addirittura le temperature medie registrate negli ultimi lustri non consentirebbero neanche di mettere in funzione i costosi impianti.
Vedi: Erano in tanti sul Monte Chiappo per dire di NO all’impianto di innevamento artificiale

Massima solidarietà quindi a Pietro Lacasella e Marco Albino Ferrari, che sono stati imprigionati dalla macchina del fango solo per aver espresso la loro opinione.

Un po’ meno di solidarietà va invece al presidente del CAI Italia, Antonio Montani, che, con le parole di Marco Albino Ferrari:ha contribuito a alimentare l’equivoco: si è scusato con il Ministro Santanché per una colpa inesistente prendendo le distanze da una mia dichiarazione mai fatta. Peccato, non difendendo i suoi collaboratori e il suo Ente da infondate polemiche, ha perso l’occasione per dimostrare che il Cai ha la schiena dritta.

Risultato: il Governo, o parte di esso, ha sgretolato un altro pezzo della nostra cultura. Il CAI oggi ha perso il curatore della rivista “Lo scarpone” e un direttore editoriale e responsabile delle attività culturali in meno che, giustamente hanno dato le dimissioni.

Non aggiungo altro perché questi fatti si commentano da sé.

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