La bicicletta è riconosciuta a livello legislativo come un mezzo di trasporto fondamentale e se ne incentiva l’utilizzo, ma…
Buongiorno e buona settimana a tutti,
la scorsa volta abbiamo accennato al “Piano Generale della Mobilità Ciclistica”.
Voglio oggi darvi qualche informazione in più su questo strumento, che è parte integrante del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL) ed è finalizzato a realizzare la rete di collegamenti ciclabili previsti dal Sistema Nazionale della Mobilità Ciclistica (SNMC).
Uno strumento di cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti appare ancora all’oscuro, almeno stando alle disposizioni del nascituro Disegno di Legge sulla Sicurezza Stradale anticipate dal Ministro Salvini più volte durante il Question Time alla Camera.
Approvato all’unanimità nella Conferenza unificata Stato-Regioni nell’agosto del 2022 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre 2022, il “Piano Generale della Mobilità Ciclistica” è diventato Legge dello Stato Italiano. Vale per il triennio 2022-2024, ed è articolato con riferimento a due specifici settori di sviluppo della mobilità ciclistica:
- ambito urbano e metropolitano;
- ambito extra-urbano (intercomunale, provinciale, regionale, nazionale ed europeo).
Questa dicotomia è ricorrente negli studi che riguardano il territorio. Ambito urbano e extraurbano, infatti, presentano contesti e sfide differenti. Le città affrontano problemi come la congestione del traffico e l’inquinamento, mentre le zone rurali hanno bisogno di servizi di trasporto in grado di soddisfare un numero di utenti minore in un territorio molto più ampio.
Per realizzare il Sistema Nazionale della Mobilità Ciclistica (SNMC), occorre sviluppare una rete ciclabile interconnessa sui tre livelli e sulla quale lo Stato esercita le funzioni di indirizzo generale, controllo, supporto e regolazione:
- Livello nazionale e sovranazionale: costituito dall’insieme di strade ed itinerari già percorribili o in corso di realizzazione e dallo sviluppo della rete “RCN – Bicitalia”, che sarà pianificata su proposta e impulso delle Regioni e delle Province autonome, in coordinamento con gli altri Enti Locali;
- Livello regionale: attraverso i “Piani Regionali della Mobilità Ciclistica”;
- Livello locale, realizzato dalle Città metropolitane, Province e Comuni.
La bicicletta verrebbe quindi finalmente riconosciuta a livello legislativo come un mezzo di trasporto fondamentale e ne sarebbe incentivato l’utilizzo come elemento cardine di un sistema integrato di mobilità sostenibile.
L’impiego del condizionale è d’obbligo, almeno fino a quando le disposizioni del “Piano Generale della Mobilità Ciclistica” non saranno pienamente adottate. Solo allora si potranno realizzare le nuove infrastrutture necessarie a supportare un sistema di trasporto sostenibile, resiliente, efficiente, pulito, sicuro, silenzioso e più inclusivo. In questa maniera anche lo spazio pubblico tornerà ad essere a disposizione delle persone e non più unicamente, o quasi, occupato da automobili.