La mia esperienza lungo la Greenway dell’Oltrepò Pavese. Insieme ad altri dieci cicloturisti l’ho percorsa sia di giorno che di notte!
Cicloturismo di prossimità
Mentre anche il Piemonte attraverso il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica si appresta a dare ai propri cittadini infrastrutture ciclabili degne di portare tale nome, noi piemontesi continuiamo a recarci in Lombardia per poter fare cicloturismo in sicurezza.
Da Tortona è veramente comodo recarsi a Voghera, saranno una ventina di chilometri, e ritrovarsi in quello che noi “rozzi” piemontesi vediamo come un paradiso, un parco giochi del ciclismo: la Greenway Voghera-Varzi.
Sull’onda dell’entusiasmo della Bike Night
Dopo queste dovute “intortanti” premesse veniamo ai fatti. Tutto nasce dalla Bike-Night Milano Lago del 25 e 26 giugno scorso. Un gruppo di soci FIAB appartenenti alle sezioni di Alessandria, Tortona e Voghera decide di partecipare. La Bike Night di Milano consiste nel percorrere 90 chilometri in bici di notte attraverso una Milano deserta (ma invasa di bici) e poi lungo i Navigli e quindi sul lungo Lago Maggiore fino ad Arona. Un’esperienza che lascia il segno e che unisce più di mille ciclisti in una sola avventura.
Sull’onda dell’entusiasmo, il nostro gruppo di amici decide di replicare l’esperienza anche qui da noi e, tramite il gruppo “Amici di Luisin #siamotuttimalabrocca” invita quanti si vogliano aggiungere a percorrere la Greenway Voghera Varzi in notturna. Un’esperienza “ridotta” rispetto a quella milanese, ma neanche poi così tanto se si pensa che tra andata e ritorno si terminerà con quasi 70 km nelle gambe.
Verso Rivanazzano
Appuntamento alle 17 al piazzale Coop di Voghera. È da qui che inizia la nostra esperienza. La giornata estiva di sabato 9 luglio è calda, ma non esageratamente. Il termometro è sopra ai 30 gradi di sole due tacche e c’è una lieve brezza. Le premesse sono buone, siamo in 11. Partiamo alla volta di Varzi.
Fino a Rivanazzano, tradizionalmente non si percorre la Greenway. In questo primo tratto il rischio foratura è molto alto, vista la presenza di numerose spine a tre punte rilasciate dalle piante di Tribulus terrestris (un nome un programma) che ombreggiano la ciclabile. Meglio procedere per la più rettilinea Strada della Marchesina che ci fa risparmiare anche un paio di chilometri
Sosta fontanella e poi Greenway fino a Varzi
Arrivati a Rivanazzano ci fermiamo per la sosta rituale alla fontanella. In estate i ciclisti cercano le fontanelle, lo dico soprattutto per quegli amministratori che pensano di incrementare il cicloturismo riducendo il numero delle fontanelle. Ebbene si, a Tortona capita anche questo.
Soprattutto in estate, la qualità dell’esperienza cicloturistica passa anche dal numero di fontanelle presenti sul percorso, oltre che dalla qualità e temperatura dell’acqua che erogano. Alla fontanella ci si ferma non solo per fare il pieno alla borraccia, ma anche per darsi una sciacquata al viso. Il sudore dopo un po’ entra negli occhi e incomincia a bruciare. Anche per questo i ciclisti affrontano la sosta alle fontanelle come un rito. La sosta non è lunga, ma necessaria. Adesso che ci siamo rinfrescati e approvvigionati di acqua possiamo “imbucare” la greenway e non abbandonarla più fino all’arrivo a Varzi.
Una moderata, inesorabile pendenza
Il bello della Greenway Voghera Varzi è il ritorno, tutto in discesa! Scherzo, anche se comunque saper di dover faticare poco al ritorno fa affrontare meglio anche l’andata. Ad ogni modo il percorso è tutto in salita, questo è inevitabile dal momento che si risale il corso del torrente Staffora lungo l’omonima valle. Da pendenze “irrilevanti“, progressivamente ci si ritrova, nell’ultima decina di chilometri, a pendenze via via più significative, ma sempre più che pedalabili. Del resto la Greenway è stata realizzata sulla massicciata della vecchia linea ferroviaria a trazione elettrica, che non poteva affrontare dislivelli troppo ripidi. Ad eccezione di una salitella di un centinaio di metri al 6% in prossimità di Ponte Nizza, il resto del percorso non supera mai il 2/3%, neanche nei tratti più ripidi dell’Alta Valle. Per farvi capire non ho mai dovuto usare la prima corone e neanche i pignoni più grossi. Diciamo che per le mie gambe, non particolarmente allenate, ho fatto tutto il viaggio di andata sulla corona centrale. In Terre di Oltrepò, e se volete anche in Terre Derthona, tutto sommato questo è un lusso.
Un panino al Salame di Varzi
Giunti a Varzi ci siamo presi il nostro premio. Birra ghiacciata e panino al Salame di Varzi.
Contro il logorio e la frenesia della vita moderna ci è stato servito coi tempi giusti: in meno di due ore, al lordo dei tempi d’attesa, siamo riusciti a scofanarci un paio di panini a testa e un paio di birrette. I tempi diciamo che non sono stati proprio quelli da fast food, ma va bene così. La birra è arrivata quasi subito, il primo dei panini in un tempo che ci è sembrato infinito forse anche a causa della fame, il secondo anche lui “con calma“. Ad ogni modo avevamo il tavolo riservato e intorno a noi nessuno sembrava aver fretta, tantomeno i gestori del bar, che comunque sono stati gentili e ci hanno anche offerto il caffè. A pensarci bene neanche noi avevamo fretta, dovevamo aspettare per lo meno il tramonto e così è stato. Alle 21,30 o poco più eravamo nuovamente tutti in sella, pronti per la nostra Greenway in notturna.
Alberi di Natale lungo la Greenway
Per una uscita notturna in bicicletta occorre avere l’attrezzatura giusta, che nel nostro caso consisteva in una casacca della divisa invernale e un buon set di luci. Ognuno di noi ne aveva una buona dotazione, a partire dalle pittoresche Active life, da intrecciare sui raggi a disegnare la sagoma della ruota, più utili ad essere visti che a illuminare la strada, fino alla Torcia frontale da tenere sul casco. Utilissima per illuminare punti precisi della strada e così individuare con precisione buche od altri ostacoli. Ovviamente non può mancare un buon Faro da manubrio e una luce posteriore, che è meglio scegliere adatta all’utilizzo al buio. Ci siamo resi conto che alcuni fari posteriori sono progettati per un utilizzo diurno, come prevede il codice della strada e non sono regolabili per l’illuminazione notturna. In pratica sembrano dei retronebbia… e pensare che sul mercato esistono fanali regolabili su 6 diverse intensità di luce e che svolgono contemporaneamente anche la funzione di luce di frenata!
La foratura
Come previsto la discesa è stata poco impegnativa. Nei primi dieci chilometri non c’è stato neanche bisogno di pedalare, la bicicletta andava da sola, semmai bisognava frenare in prossimità delle curve. Poi si è iniziato a pedalare, ma giusto un po’. A Salice Terme abbiamo incontrato la movida del sabato sera e quasi quasi ci saremmo pure fermati, ma il nostro obiettivo era il gelato in piazza Duomo a Voghera. C’eravamo quasi, ma una foratura imprevista ci ha rallentati un pochino. In così tanti non è stato un problema riparare il guasto, semmai non è stato immediato il decidere in quale maniera farlo, dato che la camere d’aria di riserva si è rivelata anch’essa inutilizzabile. Non avendo a disposizione altre camere d’aria da 29,5″ con valvola piccola, abbiamo utilizzato provvisoriamente una camera d’aria da 28″ e siamo potuti ripartire. Fortuna che qualcuno aveva con se una bomboletta di CO2 per biciclette, così la pressione raggiunta è stata sufficiente, se non proprio a tassellare lo pneumatico, almeno a dargli una pressione sufficiente per proseguire in agilità.
L’arrivo a Voghera e il gelato in piazza
Chi ha detto che il viaggio di ritorno è sempre meno lungo di quello dell’andata? Quasi sempre questo è vero, ma non in questo caso. Tra una cosa e l’altra, pur partiti prima delle 22 da Varzi, siamo arrivati a Voghera quasi a mezzanotte, comunque in tempo per una foto tutti insieme sul sacrato del Duomo di Voghera e di un gelato. Poi tutti a casa con la promessa di rifarlo.
Come? Mi state chiedendo la foto di gruppo scattata in Duomo a Voghera? Sono venute tutte mosse, non se ne salva una! E dire che il ragazzo a cui abbiamo chiesto di scattarcela ha delegato il compito alla sua fidanzata, da lui definita “più capace“…