Riceviamo e pubblichiamo la nota di Non Una di Meno Alessandria su come alcune testate locali abbiano utilizzato termini non corretti per descrivere il delitto di Valenza.
La violenza non è amore
Succede a Valenza, Ambra viene trovata morta in casa sua. Le indagini proseguono fino alla confessione da parte del suo femminicida.
Ambra. Non ti conoscevamo, ma è a te che oggi parliamo, è nel tuo nome che cresce in noi la rabbia, è guardando la tua foto che sentiamo l’urgenza di continuare a lottare; perché crediamo che continuare ad attaccare a piccoli passi il sistema patriarcale che ci vuole sottomesse sia l’unico modo per rimanere vive e garantire a quelle che verranno dopo di noi un mondo in cui i rapporti tra uomini e donne non siano più intrisi di potere e violenza.
Ambra è stata uccisa per mano di un uomo che non ha saputo accettare un no, che non ha potuto tollerare che fosse lei a decidere. L’ennesimo femminicidio, il quinto in Italia dall’inizio dell’anno. Questa volta a pochi chilometri da casa nostra, a dimostrarci ancora una volta che le donne muoiono ovunque per mano di uomini violenti.
Ed è proprio la parola femminicidio che manca nella ricostruzione degli eventi da parte dei quotidiani locali. Al contrario ciò che abbonda in quella che è a tutti gli effetti una narrazione tossica di un femminicidio, sono parole come “raptus”, addirittura di «un crescente raptus acuito dalle urla della vittima.», quasi a colpevolizzarla, a renderla responsabile di ciò che stava subendo.
Si parla di amore, di un uomo “innamoratissimo” che avrebbe perso il lume della ragione per poi ritornare lucido dopo aver ucciso la donna a colpi di martello, un raptus a seguito di un “inatteso ripensamento” da parte della donna nel voler portare avanti la presunta relazione tra di loro.
La violenza non è amore e va descritta e riconosciuta come atteggiamento che affonda le sue radici in una cultura sessista che fa credere all’uomo di poter esercitare un’espressione di potere e possesso sulla donna.
Basta parlare di raptus, di gelosia, di delusione, di delitto passionale, la narrazione giornalistica ha una responsabilità fondamentale nella diffusione piuttosto che nel contrasto di una cultura violenta contro le donne.
Dentro il nome che abbiamo scelto ai quattro angoli del mondo c’è il grido di rabbia e dolore che ci sale in gola ogni volta che una donna viene ammazzata.
Un grido che porteremo in piazza l’8 marzo, per Ambra, per le mille sorelle, per ognuna di noi
Nunca mas, ni una menos.
Non Una di Meno Alessandria
Foto: Dire.it