Riprende la rubrica Zona 30 la città delle persone. Questa settimana parliamo dell’assurda morte di Ylenia e di corsie ciclabili.
Qualche giorno fa una donna di 33 anni è stata travolta e uccisa mentre, con la sua bicicletta, tornava a casa dopo una giornata di lavoro.
Dov’è la novità direte voi? Sulle strade italiane muoiono circa 10 persone ogni giorno, Ylenia (questo era il suo nome) è in buona compagnia, la sua morte non fa più notizia.
Purtroppo è proprio così, i morti sulle nostre strade sono così tanti che in qualche maniera ci abbiamo fatto l’abitudine. Diamo per scontato che così tante vittime della strada siano inevitabili. Una sorta di prezzo da pagare per la nostra libertà.
Ma è veramente così? Possibile che non ci sia un modo per evitare tante morti assurde?
Le cause principali di incidenti sono la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata.
Ricordo ancora una volta a ciclisti e motociclisti che molto, troppo spesso i mezzi a due ruote vengono bellamente ignorati dagli automobilisti meno abili e quindi di considerare sempre una possibilità concreta quella di vedersi tagliare la strada anche quando si ha diritto di precedenza. Ricordate? Lo avevo detto qua: Zona 30 – Consigli per chi va in bici 1/3.
Detto questo, ci sarà un modo per far si che, come nel caso di Ylenia, una persona possa decidere di utilizzare la bicicletta per recarsi a lavoro con un minimo di sicurezza?
Il modo c’è ed è veramente così economico da domandarsi come mai non venga utilizzato. Si tratta delle corsie ciclabili: una striscia di vernice per terra. Possibile che la vita di Ylenia, e potenzialmente quella di ognuno di noi, valga meno di una tolla di vernice?
Mi spiego meglio: se tra le principali cause di incidentalità e di morte (spesso quella altrui, a volte anche la propria) c’è la distrazione alla guida e l’eccesso di velocità, allora avere due corsie separate potrebbe essere un vantaggio, perché un conto è distrarsi e correre su una corsia in cui di norma non puoi incontrare nessuno che non sia egli stesso a bordo di un veicolo a motore, un conto è distrarsi e correre in una strada promiscua, condivisa con gli utenti deboli della strada.
Le corsie ciclabili sono anche chiamate “piste ciclabili soft” e, in corrispondenza degli incroci, sono più sicure delle piste ciclabili in sede propria. Questo è dovuto al fatto che rendono le persone a bordo delle biciclette molto più visibili da chi è a bordo di auto e furgoni.
Non è un caso che in luoghi in cui la rete ciclabile è completa e copre tutte le strade cittadine, in corrispondenza degli incroci le piste ciclabili si trasformano in corsie ciclabili. Come ad esempio nella cittadina di Trelleborg in Svezia, dove è stata scattata la foto.
Questo articolo è stato pubblicato su Limonte News col titolo: MAGAZINE ZONA 30 – QUANTO VALE LA VITA UMANA?
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