Il secondo appuntamento con la rubrica Zona 30, la città delle persone. Anche questo articolo è già stato pubblicato da Limonte News.
Buongiorno e buona settimana a tutti,
torna la rubrica “Zona 30”. Questo è il nostro secondo appuntamento. Dopo i convenevoli e le presentazioni della scorsa settimana, finalmente entriamo nel vivo del discorso. Parleremo oggi di Zona 30 e di quale sia il significato che ad essa dà ognuno di noi.
Non è infatti così scontato che tutti noi intendiamo la stessa cosa. Se vi dico Zona 30, voi a cosa pensate? Sono sicuro che in molti avrete pensato a motori imballati e frizioni impazzite. Non è vero?
Viviamo in una società auto-centrica, è normale guardare tutto attraverso la lente del parabrezza di un’automobile. Oggi tuttavia tenterò di guidarvi in un ragionamento che possa portarvi ad associare l’idea di Zona 30 non più alle automobili, ma alle persone.
Perché la Zona 30 è per questo che solitamente viene pensata e realizzata: per ridare spazio alle persone. A discapito dello spazio concesso alle auto, questo è vero, ma in contesti in cui usare l’auto non è la soluzione ottimale.
Al netto del problema ecologico, l’automobile è il mezzo ideale per percorrere distanze che vanno dalle decine alle centinaia di chilometri. Ma fuori da questo intervallo presenta dei problemi.
Mi spiego meglio: quale mezzo scegliereste per andare da Pechino a Parigi? Non credo che scegliereste l’automobile. Qualcuno in passato lo ha fatto, come gesto sportivo, ma oggi 16.000 km si fanno in aereo, non in macchina.
Analogamente, il mezzo più idoneo per compiere spostamenti fino a pochi chilometri non è certo l’automobile. Fino a poche centinaia di metri si fa prima a piedi, fino a pochi chilometri si fa prima in bicicletta. Però, in questo caso, non è così facile abbandonare l’auto, dal momento che le strade non sono sicure. Non lo sono per chi va in auto, figuriamoci per chi si azzardi ad andare a piedi, in bici o in moto.
Questa è la dura verità: volenti o nolenti nella maggioranza dei casi siamo costretti ad utilizzare l’auto anche quando potremmo non farlo.
La Zona 30 è nata per ovviare a questo problema eliminando o riducendo i pericoli della strada. Quindi il focus di una Zona 30 non sono le automobili, ma le persone. Quando si parla di Zona 30 si dovrebbe pensare a bambini che giocano, ad anziani che conversano, a gente che, libera dal pericolo di essere “asfaltata”, passeggia e guarda le vetrine. Tutto questo in presenza di auto, che sono libere di muoversi e di sostare ma che, attraverso stratagemmi urbanistici, sono rese innocue.
Nelle prossime settimane riprenderemo il discorso, analizzando tutti i vantaggi che hanno reso così popolari le Zone 30, ma oggi mi premeva fare questo chiarimento. Diversamente sarà, sarebbe stato, impossibile portare avanti il discorso senza incomprensioni.
Claudio Cheirasco
Foto: Fashion News Magazine
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