Bene, ma non benissimo. Molto è stato fatto, ma molte lacune rimangono ancora da colmare, tra cui l’applicazione dell’equo compenso dei professionisti.
Il 1° aprile dello scorso anno è entrato in vigore il nuovo Codice dei contratti pubblici, con importanti passi in avanti – soprattutto dal punto di vista della digitalizzazione e della semplificazione. Al contrario, a livello normativo sono stati mantenuti gli istituti della giurisprudenza precedente.
È questo l’argomento principale su cui si è focalizzata la guida “Nuovo codice dei contratti pubblici”, curata da TeamSystem, tech company leader nel mercato delle soluzioni digitali per la gestione del business di imprese e professionisti.
Positivo il bilancio relativo ai primi tre mesi dall’attuazione dell’opera di digitalizzazione: tramite piattaforma sono state avviate 1,1 milioni di procedure di affidamento, per un valore complessivo di 78 miliardi.
I punti di forza del nuovo Codice vanno dal superamento del cosiddetto “blocco della firma”, al riallineamento con la normativa europea, passando per il fatto di essere un testo auto-applicativo, senza la necessità di avere ulteriori decreti attuativi.
Infine, tra i suoi vantaggi c’è senz’altro la digitalizzazione nel rapporto tra imprese e PA e nell’applicazione del modello francese, e dunque nell’adeguamento del valore dell’appalto in proporzione all’eventuale aumento del costo dei materiali.
Il punto della situazione ha fatto in modo che fossero analizzate anche dei possibili margini di miglioramento, tra cui l’applicazione dell’equo compenso dei professionisti, l’applicabilità delle procedure ordinarie in caso di importi più contenuti e la quantificazione della mano d’opera.
Rimangono – inoltre – degli argomenti su cui andrebbe fatta una valutazione più approfondita. La disciplina del subappalto, gli illeciti professionali e le regole del ribasso dei costi di manodopera sono solamente alcuni esempi.
In linea generale, per verificare quello che sarà il vero impatto del nuovo Codice occorrerà attendere il cambio di mentalità e di passo da parte delle Amministrazioni pubbliche e dei soggetti coinvolti. Si tratta, infatti, di un cambiamento che richiede di passare alla logica del risultato e dell’equilibrio nel rapporto pubblico-privato.
Una delle principali novità riguarda la codificazione dei principi generali, con la differenza – tra gli altri criteri – che, ora, la finalità dell’agire della PA non è più la legittimità, bensì il risultato. Ciò consente un più ampio accesso al mercato degli operatori economici.
Infine, il nuovo Codice soddisfa quanto richiesto dal PNRR in materia di digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti, con la possibilità di avere un’unica piattaforma in cui confluiscono sia le informazioni relative ai contratti, sia gli operatori economici coinvolti.