Volpedo rende omaggio al partigiano Mario De Antoni

Nome di battaglia “Carrista”. È stato ucciso a Fabbrica Curone 80 anni fa, oggi una targa deposta in via Torraglio a Volpedo ricorda il suo valore.

A ottant’anni dalla tragica uccisione del partigiano Mario De Antoni, nome di battaglia “Carrista” avvenuta a Fabbrica Curone nel dicembre 1944, durante il rastrellamento nazi-fascista, il borgo di Volpedo, in cui De Antoni era nato il 2 febbraio 1917, gli ha voluto rendere omaggio. Lo ha fatto deponendo una targa nel luogo in cui era nato: via Torraglio, nei pressi di piazzetta Quarto Stato.

Consegnandosi ai nazi-fascisti, lui e Sergio Paganini, evitarono la rappresaglia e la ritorsione, risparmiando la vita alla popolazione inerme, cosi come riportato a perenne memoria nella targa apposta.

Questa mattina si è tenuta la cerimonia di inaugurazione della targa. Una cinquantina di persone infreddolite e commosse hanno ascoltato i discorsi di Elisa Giardini, sindaco di Volpedo, di Stefano Barbieri, presidente della Sezione ANPI Volpedo e Val Curone, e di Michele Soffiantini ricercatore storico che ne ha delineato la figura umana.

Al termine della cerimonia Don Fulvio, parroco di Volpedo, ha benedetto la targa, che d’ora in poi ricorderà il valore di “Carrista” e con lui di tutti i partigiani che hanno combattuto per la nostra libertà.

Mario De Antoni “Carrista

Biografia dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Nato da Giuseppe e Santina Gambero, contadini, già defunti al momento della sua cattura, era stato richiamato alle armi allo scoppio della seconda guerra mondiale, destinato al fronte albanese.

Dopo l’8 settembre 1943 riuscì a sottrarsi alla cattura e a rientrare in Italia, a Volpedo. Nell’inverno ’44, raggiunse le formazioni partigiane che presidiavano la Val Curone e col nome di battaglia “Carrista” fu operativo nella Brigata Arzani, Divisione Pinan Cichero, VI Zona Operativa Ligure.

È il pomeriggio del 15 dicembre 1944 – ricostruisce il libro di Mauro Bracco “L’Alta Val Curone, appunti di Storia”, Guardamagna Editore, Varzi, 1997 – e in tutte le frazioni dell’alta Val Curone le truppe naziste hanno avviato un rastrellamento. Nella frazione Castello di Fabbrica Curone, Mario e il giovanissimo Sergio Paganini, anche lui della Brigata Arzani, si nascondono in una cantina insieme ad alcuni giovani civili del paese. Il rifugio è ben protetto e difficile da individuare, vi si accede solo da una botola, coperta da una madia e sul pavimento intorno c’è uno spesso strato di granoturco. Tuttavia, un simpatizzante fascista di passaggio nella valle viene a sapere che alcuni partigiani hanno trovato riparo e confida tutto ai tedeschi. Iniziano le ricerche, gli abitanti di Castello sono interrogati. C’è molta reticenza, nessuno vorrebbe parlare, ma le minacce di rappresaglia alla fine hanno il sopravvento. Il nascondiglio viene individuato e i soldati tedeschi intimano ai combattenti della libertà di uscire: «O si fanno avanti i partigiani o tutti quanti saranno fucilati»”.

Per evitare ritorsioni contro i civili, senza esitazione alcuna, il gruppo di partigiani si consegna. Sergio e “Carrista” sono immediatamente fucilati, i loro corpi gettati all’ingresso della frazione, in un fosso sul retro della cappelletta locale, dove rimarranno insepolti fino alla partenza delle truppe tedesche. Verso l’alba, la casa nascondiglio è data alle fiamme per rappresaglia. Ora Mario De Antoni riposa nella cappella-sacrario del cimitero di Volpedo; il Comune gli ha intitolato una via.

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