Alcune considerazioni di Davide Notti sulla gestione dei fiumi

 

Quando e perché il prelievo di ghiaia dagli alvei dei fiumi può risultare un fattore di rischio, immediato e/o protratto nel tempo.



Sulla gestione dei fiumi

A ogni alluvione, si sa dal passato, la prima soluzione che viene proposta è quella di dragare i fiumi, ovvero il prelievo di sabbia e ghiaia (o inerti) dal letto dei corsi d’acqua (o alveo). Eppure, si tratta di una strategia spesso dannosa e controproducente.

Vediamo di seguito il perchè:
– Il prelievo di sabbia e ghiaia causa l’abbassamento del letto del fiume, e questo fa aumentare l’erosione a monte. Le conseguenze di questa erosione sono quelle di rendere più fragili le sponde e di mettere a rischio la stabilità di ponti e traverse (basta vedere lo Scrivia a Tortona valle del ponte delle ferrovia come ha eroso le sponde ed una traversa)
– A valle, invece, la conseguenza del prelievo è di aumentare la velocità dell’acqua, e di rendere così le alluvioni ancora più forti e pericolose.
– Il prelievo di sabbia e ghiaia è fatto generalmente con finalità di lucro, quindi spesso, quando è autorizzato, il cavatore ne approfitta per prelevare volumi molto maggiori rispetto a quelli consentiti, sapendo della difficoltà dei controlli. È così che, negli anni 50′-70′, il prelievo indiscriminato di materiali in alveo ha cambiato radicalmente la ‘forma’ dei nostri corsi d’acqua, rendendoli più instabili e pericolosi(Surian and Rinaldi, 2003)
– La quarta importante conseguenza del prelievo di inerti è l’abbassamento della falda, che porta con sé importanti conseguenze sulla stabilità dell’ecosistema fluviale, e danneggiando quindi il generale prezioso equilibrio dell’ambiente del corso d’acqua.

Le soluzioni ai problemi di gestione dei corsi d’acqua sono ben altre:
– Rivedere gli attraversamenti critici come alcuni ponti con luce stretta che formano dighe con i detriti trasportati
Ridurre l’’urbanizzazione di aree golenali dove è normale che ci siano inondazioni.
Affidare la pianificazione della manutenzione degli alvei a una squadra di esperti in geomorfologia fluviale, ecologi, ingegneri idraulici. E senza scopi di lucro (Luino, 2019).
Ricordarsi che, con la parola ‘pulizia’, si intende la rimozione di rifiuti e legname accumulato presso i ponti.

Inoltre l’alluvione del 2019 porta con sé alcuni nuovi elementi da considerare rispetto al passato:

  • Aspetto climatico 

Le piogge intense ed estreme, legate temporali stazionari sono tipiche della Liguria e del suo immediato entroterra. Con molta probabilità però queste sono destinate ad aumentare sia per frequenza, che per durata e intensità, a causa degli effetti del riscaldamento globale (o global warming): il mar Ligure, sempre più caldo, genera sempre più energia e umidità, soprattutto in autunno, aumentando questi processi. I dati indicano già ora una tendenza di questo tipo, e alcuni studi ne hanno già previsto un continuo aumento (Gallus et al., 2018). Tutto questo, peraltro, è in linea con quanto si registra a scala globale, come riportato dai vari rapporti IPCC.

  • Vulnerabilità della popolazione 

Le alluvioni nella zona del basso Alessandrino sono legati a temporali autorigeneranti sono ricorrenti, e fanno danni quasi sempre nelle stesse zone: ad esempio nel 1935, che causò il crollo della diga di Sella Zerbino; nel 1977 con le frane che hanno interessato il forte di Gavi (Tropeano, 1999); con la recente alluvione del 2014 che ha colpito ancora le stesse aree. La buona notizia è che conosciamo bene i modi per ridurre le vittime, e li dobbiamo applicare e ancora migliorare: il sistema di protezione civile, i mezzi di allertamenti in tempo reale, e una maggiore consapevolezza della popolazione.

  • Aspetti critici dei rii minori

A causare danni sono stati i corso d’acqua secondari, rii minori, che non sono quelli che alcuni vorrebbero dragare. Spesso questi corsi d’acqua minori sono attraversati da ponti sottodimensionati, come a Castelletto d’Orba oppure sono addirittura tombinati come il rio Lovassina a Spinetta o vari rii di Novi Ligure.

  • Il problema del consumo di suolo 

Il consumo di suolo che ha cementificato vaste aree, e che continua tuttora, è un’importante causa dell’aumento del deflusso nei corsi d’acqua e delle conseguenti alluvioni urbane. La zona di Serravalle Scrivia con l’Outlet è un esempio evidente di enorme consumo di suolo.

  • Il ruolo protettivo degli alberi 

Per garantire la sicurezza dei nostri corsi d’acqua, dobbiamo badare anche a tutela le zone boscate. Non è un caso che le aree recentemente abbandonate dall’agricoltura siano quelle più soggette a frane superficiali, e che le zone con bosco più antico siano quelle dove si verificano meno i dissesti.

Approfondimenti: 
Gallus Jr, W.A., Parodi, A. and Maugeri, M., 2018. Possible impacts of a changing climate on intense Ligurian Sea rainfall events. International Journal of Climatology, 38, pp.e323-e329.
Luino F. (2019) L’uomo e i corsi d’acqua: una convivenza che è diventata difficile fra urbanizzazioni intensive, alluvioni, danni e proposte di legge per rimuovere i sedimenti fluviali. Geologia dell’Ambiente 2/2019 pag 2-10
Surian, N. and Rinaldi, M., (2003). Morphological response to river engineering and management in alluvial channels in Italy. Geomorphology, 50(4), pp.307-326.
Tropeano, D., 1999. Eventi alluvionali e frane nell’Italia settentrionale: periodo 1975-1981. Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica nel bacino padano

dn

One Response to "Alcune considerazioni di Davide Notti sulla gestione dei fiumi"

  1. Non capisco il rapporto tra il prelievo di materiale dal fiume, che ha lo scopo di togliere il materiale portato a valle dalle piogge e che si è depositato innalzando l’alveo al diminuire della velocità dell’acqua, e la quota della falda.
    In breve il prelievo di inerti dall’alveo ha lo scomodi ripristinare la sagoma del fiume che è stato modificato dal materiale portato a valle dalla piena. Questo materiale innalza il fondo riducendo la sezione dell’alveo e quindi riducendo la portata con la conseguenza di esondazioni a monte.

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