L’amaca: dal Nuovo Mondo alle campagne italiane, tra storia e relax

Importata dall’America da Cristoforo Colombo, l’amaca si è diffusa in Italia tra marinai, agricoltori e aristocratici, diventando simbolo di riposo.

L’amaca è un oggetto che evoca immagini di relax, quiete e riposo all’ombra di alberi frondosi. Ma la sua storia è ben più antica e affascinante, e in Italia ha trovato un utilizzo particolare anche nel mondo rurale, seppur meno diffuso rispetto ad altri paesi.

L’amaca ha origini antichissime, risalenti alle civiltà precolombiane dell’America Centrale e Meridionale. Furono i popoli indigeni, in particolare i Taino delle attuali Antille, a sviluppare questo pratico giaciglio sospeso, utilizzando fibre vegetali intrecciate. L’amaca offriva una soluzione ideale per dormire sollevati dal suolo, proteggendo così dai pericoli di animali e insetti. Fu Cristoforo Colombo a introdurre l’amaca in Europa nel XV secolo, dopo averla scoperta durante il suo primo viaggio nel Nuovo Mondo. Da quel momento, l’amaca iniziò a diffondersi in tutto il mondo, venendo adottata da marinai, eserciti e popolazioni di vari continenti.

In Italia, l’amaca ha avuto un ruolo più marginale rispetto ad altre nazioni tropicali o sudamericane, dove è parte integrante della vita quotidiana. Tuttavia, nel mondo rurale italiano, specialmente nelle regioni meridionali e nelle isole, l’amaca ha trovato uno spazio significativo.

Uno dei primi riferimenti storici all’uso dell’amaca in Italia risale al XVII secolo, quando alcuni esploratori e mercanti genovesi, dopo aver viaggiato nei territori spagnoli dell’America Latina, ne portarono alcuni esemplari in Liguria. Durante il Settecento, alcuni aristocratici iniziarono a utilizzarle nei loro giardini come simbolo di esotismo e raffinatezza. Anche nell’ambito marittimo, l’amaca trovò un ruolo importante tra i marinai italiani, che la adottarono sulle navi per risparmiare spazio e migliorare il comfort durante le lunghe traversate.

Nel passato, le amache venivano talvolta utilizzate come giacigli temporanei nei campi durante la stagione della mietitura o della vendemmia, permettendo ai lavoratori di riposare senza dover tornare a casa. Nei borghi costieri, soprattutto in Liguria e Sicilia, i pescatori ne facevano uso per riposare nelle ore più calde del giorno, sospese tra gli alberi o tra i pali delle barche ormeggiate.

Con il tempo, l’amaca ha perso la sua funzione prettamente lavorativa per diventare simbolo di relax e svago. A partire dagli anni ’60, con il boom economico e l’affermarsi del turismo, l’amaca è diventata un complemento d’arredo comune nei giardini, nelle terrazze e nei campeggi, apprezzata per il suo comfort e la sua capacità di evocare un’atmosfera esotica e rilassante.

Oggi, con il crescente interesse per il ritorno alla natura e per uno stile di vita più semplice e sostenibile, l’amaca sta vivendo una nuova diffusione nelle campagne italiane. Agriturismi e aziende agricole la utilizzano per offrire agli ospiti un’esperienza di relax immersa nella natura, mentre sempre più persone la scelgono per arredare i propri spazi verdi domestici.

Inoltre, l’attenzione per l’artigianato ha portato alla riscoperta di tecniche di tessitura e intreccio che rendono le amache un prodotto di qualità, spesso realizzate con fibre naturali, come ad esempio le amache Tropilex realizzate in Colombia, Brasile e India.

Il connubio tra tradizione e modernità ha trasformato l’amaca da semplice giaciglio sospeso a simbolo di un nuovo modo di vivere il tempo libero. Oggi, più che mai, l’amaca rappresenta un rifugio sospeso, un invito a rallentare e a godere della bellezza della natura.

 

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