Sono più di seicento i giovani tortonesi che questa mattina hanno partecipato allo “sciopero per il clima”. Articolo con foto scattate dai ragazzi.
Il clima cambia, cambiamo anche noi
Sono saliti in 600 al Castello di Tortona per chiedere un futuro per loro e per il nostro pianeta. Sono gli studenti tortonesi del #FridaysForFuture, il movimento nato in Svezia per chiedere ai politici di prendere in considerazione il problema del cambiamento climatico e, soprattutto, di rispettare gli accordi presi nel 2015 alla Conferenza sul clima di Parigi.
Sono partiti alle 10.30 dal Liceo Peano di Tortona e alle 11.00 si sono radunati in Piazza Duomo per poi salire al Castello, dove hanno preso parola gli organizzatori del Movimento Studentesco di Azione Cattolica e il presidente del Centro di Etica Ambientale di Bergamo Luciano Valle, in qualità di esperto. A questi interventi programmati sono seguiti una serie di interventi spontanei da parte di alcuni attivisti.
Molti anche i cartelloni preparati dai ragazzi che per farlo hanno avuto poco tempo, accogliendo di buon grado la proposta di Daniela Ghia, prof di biologia gia “discepola” del prof. Valle.
“Il clima cambia, cambiamo anche noi” è il titolo dello striscione che apriva il corteo, altri cartelloni sono stati in lingua inglese a dimostrare la sempre maggiore internazionalità del mondo studentesco tortonese: “March now or Swim later” (marciamo adesso o nuoteremo poi) e “There is not Planet B“, non c’è un secondo pianeta, come a dire “Teniamoci buono questo“.
Il movimento Friday For Future è stato ispirato dalla studentessa svedese Greta Thunberg che da quasi un anno chiede al Governo del suo paese di rispettare gli accordi di Parigi che sono:
- Aumento della temperatura entro i 2°. Alla conferenza sul clima che si è tenuta a Copenaghen nel 2009, i circa 200 paesi partecipanti si diedero l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale rispetto ai valori dell’era preindustriale. L’accordo di Parigi stabilisce che questo rialzo va contenuto “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi”, sforzandosi di fermarsi a +1,5°. Per centrare l’obiettivo, le emissioni devono cominciare a calare dal 2020.
- Consenso globale. A differenza di sei anni fa, quando l’accordo si era arenato, questa volta ha aderito tutto il mondo, compresi i quattro più grandi inquinatori: oltre all’Europa, anche la Cina, l’India e gli Stati Uniti si sono impegnati a tagliare le emissioni.
- Controlli ogni cinque anni. Il testo prevede un processo di revisione degli obiettivi che dovrà svolgersi ogni cinque anni. Ma già nel 2018 si chiederà agli stati di aumentare i tagli delle emissioni, così da arrivare pronti al 2020. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023 e poi a seguire.
- Fondi per l’energia pulita. I paesi di vecchia industrializzazione erogheranno cento miliardi all’anno (dal 2020) per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia. Un nuovo obiettivo finanziario sarà fissato al più tardi nel 2025. Potranno contribuire anche fondi e investitori privati.
- Rimborsi ai paesi più esposti. L’accordo dà il via a un meccanismo di rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili geograficamente, che spesso sono anche i più poveri.
Gran parte delle foto che pubblico in questo articolo, nella slideshow che segue, mi sono giunte provvidenzialmente, proprio mentre scrivevo l’articolo, da una rappresentante degli studenti che le ha raccolte tra i partecipanti.
Mi auguro come cittadino del mondo che la scintilla accesa oggi possa accendere qualche focolare che possa trasformarsi in una fiamma in grado di accendere le nostre coscienze. Oggi sono orgoglioso di essere tortonese, anche se solo di adozione, perchè i “600 del Climate Strike” hanno dimostrato la grandezza di Tortona. Buona fortuna ragazzi, buona fortuna Pianeta Terra.