Fabio Buffa ricorda Luigi Malabrocca nel giorno del centenario della nascita

Ringrazio Fabio Buffa per aver voluto dedicare una vignetta al “campione in maglia nera”, ma non solo: anche il testo che segue è stato scritto da Fabio. Due volte grazie.



Luigi Malabrocca Tortona 22 giugno 2020

In questo mese di giugno cade il centesimo anniversario dalla nascita di Luigi Malabrocca, un vero rivoluzionario del ciclismo, capace di far splendere la maglia nera, da ultimo in classifica, quasi come quella rosa del giro o quella gialla del tour. Vabbè, magari detta così è un po’ esagerata la cosa, ma Luigi Malabrocca diede un significato profondo, diremmo epico, all’ultimo posto di una gara ciclistica.

Nacque a Tortona il 22 giugno 1920, era soprannominato “il cinese”, per quei suoi occhi a mandorla orientaleggianti. Il fatto d’essere (quasi) conterraneo di Fausto Coppi , nella descrizione del nostro Malabrocca, offre un valore aggiunto.

Guai a pensare a Luigi (il Luisèn da la maia negra) come un perdente: anzi, si mise subito in luce con la vittoria, a 27 anni, nella Parigi-Nantes. Poi si aggiudicò la Coppa Agostoni e un giro di Slovenia e Croazia, chiamato Kroz Jugoslaviju. Malgrado la notorietà che gli portò la maglia nera, Malabrocca nel 1951 e nel 1953 è campione italiano di ciclocross. Non vince, ma si fa notare anche alla Milano-Sanremo del 1948 e alla Parigi-Roubaix del 1949.

Ma in mezzo a diversi successi e belle figure, Luigi Malabrocca diventò famoso, appunto, per essere la “maglia nera” per eccellenza.

Al Giro d’Italia del 1946, vinto da Gino Bartali, Malabrocca giunge ultimo al 40′ posto. L’anno dopo idem, ma a vincere fu l’amico Fausto Coppi; Luigi ultimo a oltre cinque ore dal Campionissimo di Castellania.

Nel 1949 il tortonese al Giro rosa ci prova una terza volta a “conquistare” la maglia nera, ma il vicentino Sante Carollo alla fine risultò più lento di Luisen e “vinse” la “negra”.

Malabrocca morì a Garlasco, dove da tempo si era spostato, nell’ottobre del 2006: è la nipote Serena a mantenere viva la memoria di un idolo che interpretò lo sport in un modo unico, da vincitore, in maglia nera.

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