Il nuovo rapporto Isnart-Legambiente 2025 fotografa un’Italia che pedala forte, ma lascia fuori dai riflettori una regione chiave come la nostra.
Nel 2024 il cicloturismo ha toccato vette mai raggiunte prima: 89 milioni di presenze, quasi 10 miliardi di euro spesi in loco dai turisti su due ruote. A dirlo è il 5° Rapporto sul Cicloturismo redatto da Isnart e Legambiente, una fotografia dettagliata e appassionante di come la bici stia trasformando il modo di fare vacanza in Italia.
Si viaggia in coppia o da soli, spesso nel weekend, lungo percorsi panoramici e ben tenuti. Si cercano esperienze autentiche, ospitalità locale, buon cibo, natura e relax. I cicloturisti sono sempre più giovani (millennial tra i 30 e i 44 anni), spesso benestanti, sempre connessi, amanti del digitale e della mobilità leggera. Insomma, un pubblico prezioso, per quantità e qualità.
Un’Italia che pedala… ma senza il Piemonte
Eppure, scorrendo le oltre 100 pagine del report, qualcosa (anzi, qualcuno) manca: il Piemonte. La nostra regione non compare tra le 10 che hanno ciclovie degne di essere oggetto di analisi approfondita. Nessun percorso piemontese figura tra i più cliccati online, né tra quelli oggetto di “sovra-campionamento” o di narrazione imprenditoriale virtuosa. Un’assenza che stupisce — e un po’ indigna — considerando il potenziale cicloturistico del nostro territorio.
Dalla Val Borbera alla Val Curone, dai colli tortonesi ai percorsi UNESCO delle Langhe e del Monferrato, passando per le grandi ciclovie fluviali (Po, Dora, Tanaro), il Piemonte ha tutto: paesaggi, cultura, enogastronomia, storia e una fitta rete di strade secondarie perfette per le due ruote. Ma manca qualcosa di fondamentale: una strategia regionale chiara, visibile e coordinata.
Dati e riflessioni: il prezzo dell’assenza
A livello nazionale, il cicloturismo rappresenta ormai oltre il 10% del totale delle presenze turistiche. I turisti in bici spendono più della media, dormono in strutture locali, mangiano nei ristoranti tipici, acquistano prodotti del territorio, condividono le esperienze online. Sono, in altre parole, ambasciatori attivi dei luoghi che visitano.
Non esserci significa perdere una gigantesca occasione di promozione territoriale. Anche la già citata Val Boreca, che lambisce le province di Piacenza, Pavia, Genova e… Alessandria, viene raccontata, ma solo come parte del lato emiliano o ligure. Il Piemonte, ancora una volta, resta “dietro la curva”.
Eppure qualcosa si muove…
Per fortuna, alcune iniziative locali resistono e si distinguono: i percorsi mappati nel Tortonese, le esperienze con la Via Postumia, la creazione di contenuti digitali attorno alla figura di Fausto Coppi e al cicloturismo storico e culturale. Ma manca una cabina di regia, un investimento serio, un piano organico.
La speranza è che questo vuoto del Piemonte nei rapporti nazionali non passi inosservato. Anzi, che serva da stimolo a cittadini, amministratori, associazioni, consorzi turistici e imprenditori per fare rete e rilanciare una regione che ha tutte le carte in regola per diventare protagonista del cicloturismo che conta.
Vedi anche l’articolo con la ANALISI RAGIONATA DEL 5° RAPPORTO SUL CICLOTURISMO ISNART – LEGAMBIENTE
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