Siamo davvero sicuri che un mezzo di trasporto sia in grado di risolvere o creare i problemi? Qual è il ruolo del conducente in tutto ciò?
Buongiorno e buona settimana a tutti, dopo la pausa pasquale torniamo ad occuparci di mobilità sostenibile e di città a misura d’uomo.
Questa settimana affronteremo il tema del monopattino elettrico, che mi ha proposto Fabio Mazzari qualche settimana fa e del quale solo oggi ritengo di avere elementi sufficienti per poter dar vita ad un articolo. Non fosse altro che per avere finalmente una foto di copertina sufficientemente suggestiva. Che ve ne pare? Riuscite a riconoscere il luogo in cui l’ho scattata?
Scherzi a parte, non mi ero mai posto più di tanto il problema del monopattino: nella vita quotidiana per i brevi spostamenti utilizzo la bicicletta e non abito in una grande città, per cui non ho l’opportunità di utilizzare i numerosissimi servizi di sharing. Ho impiegato quindi un po’ di tempo per raccogliere le informazioni necessarie a farmi un’idea.
Inventati negli Stati Uniti d’America più di un secolo fa, i monopattini elettrici hanno iniziato a diffondersi in Italia a partire dal 2010. Fino al 2019 non esisteva una normativa a riguardo. Per la Legge italiana semplicemente i monopattini non esistevano, oggi sono equiparati ai velocipedi, vale a dire alle biciclette, anche se con alcune differenze indicate dall’art. 75 della Legge 160/2019 modificata dalla Legge 15/2022.
Devo dire che i monopattini sono un mezzo perfetto per sostituire le nostre gambe nei tratti finali dei nostri spostamenti urbani. Questo vale per i monopattini di proprietà, che si piegano e diventano relativamente comodi da portare con sé sugli altri mezzi di trasporto (treni, autobus, automobili), che, ancor più, per i monopattini in sharing, disponibili un po’ ovunque nelle principali città italiane e straniere.
I problemi sorgono nell’utilizzo che se ne fa. Come già vale per auto, moto e biciclette, anche per i monopattini è il conducente a fare la differenza.
Purtroppo è evidente che i maleducati non mancano e anche le persone più miti, una volta alla guida dei veicoli si trasformano. Il rischio che corriamo tutti è quello di diventare come Pippo nel cartone animato del 1950: “Pippo e la guida compulsiva”, corto in cui il mite signor Quattro Passi quando si mette alla guida della propria vettura si trasforma nel truce signor Mille Miglia.
Questo cambio di atteggiamento non è per tutti vero o meglio, in molti si controllano. Tuttavia la nostra cultura dal 1950 ad oggi non è cambiata di molto, per cui non è raro vedere persone del tutto miti che quando si mettono alla guida (di auto, moto, bici o monopattini fa poca differenza) si sentono in diritto, forse addirittura in dovere, di diventare imprudenti ed egoisti. Degni del peggior signor Millemiglia.
Anche in questo caso non è tanto il mezzo ad essere una soluzione o un problema, ma l’uso che se ne fa…
Chi volesse vedere o rivedere “Pippo e la guida compulsiva” può farlo qua: https://www.dailymotion.com/video/x6y6cm0
Claudio Cheirasco
Questo articolo è stato pubblicato su Limonte News col titolo: MAGAZINE ZONA 30 – MONOPATTINI ELETTRICI: SOLUZIONE ALLA MOBILITA’ URBANA O PROBLEMA?
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