Spranghe sui Braccianti, così si infanga la memoria di Beppe Fenoglio

Riceviamo e sgomenti pubblichiamo una nota diffusa dal Presidio permanente Castelnuovo Scrivia sui braccianti delle vigne del Barolo presi a sprangate.

Sprangate ai braccianti del vino delle Langhe. I caporali se la cavano con pene irrisorie.

Nabil, già arrestato dalla squadra mobile nel giugno scorso, ha patteggiato una condanna a dieci mesi di reclusione sostituita da lavori di pubblica utilità;

Demirali, il macedone, titolare di una pseudo cooperativa per lavori in vigna a Mango, ha patteggiato un anno di condanna;

Per un altro caporale, quarantottenne albanese, la condanna patteggiata è stata di otto mesi.

Hanno patteggiato anche le “maman” che reclutavano i lavoratori alla Caritas e al Cas di Alba per poi portarli in vigna con i furgoncini pagandoli una miseria.

Insomma, hanno patteggiato tutti quanti, in accordo con la Procura di Asti – pm Stefano Cotti. Hanno patteggiato pene irrisorie rispetto alla gravità dei fatti commessi quei caporali delle Langhe che avevano preso a sprangate i braccianti immigrati del vino per un rifiuto.

Una grande casa alle porte di Mango, paese di Beppe Fenoglio, che era stata trasformata in un dormitorio per schiavi, per schiavi del vino, dell’uva, sono stati picchiati perchè si erano ribellati, non volevano tornare nei vigneti pagati 3 – 4 euro l’ora in turni massacranti di lavoro di 15 – 16 ore al giorno, 7 giorni su 7. Non volevano tornare a lavorare in quelle vigne patrimonio dell’Unesco, di proprietà dei cosidetti “barolisti“, quelli che vendono le bottiglie di vino a 50 – 100 euro a bottiglia!

Per l’appunto: che fine hanno fatto i proprietari delle vigne che assoldavano i caporali ed impiegavano quei lavoratori in condizioni di lavoro spaventose. Per loro nessuna condanna? In Italia, esiste una legge, la 199/2016, che prevede che anche i datori di lavoro possono essere perseguiti. A cosa è dovuta questa impunità?

Le Langhe sono cambiate, sono diventate “brand“, da quella miseria della “Malora” di Beppe Fenoglio, sono diventate territorio dell’abbondanza, del turismo d’élite. In tutto questo, nel sottofondo, c’è questa neo-schiavitù.

Non è vero, come dicono e scrivono, alcune associazioni agricole che il sistema è buono, c’è qualche mela marcia. Non è vero, perchè questa vicenda, come altre – ad esempio, quella dei Lazzaro di Castelnuovo Scrivia, dove pure lì si è utilizzato il patteggiamento nei confronti di proprietari terrieri senza scrupoli, un anno e sette mesi, mai scontati – mette a nudo l’esistenza di un sistema schiavile che funziona così nelle nostre campagne, da Nord a Sud.

Qui in Piemonte, questo sistema lo incontriamo a Saluzzo per i raccoglitori di kiwi, nelle vigne dell’astigiano e dell’albese, nelle campagne di Carmagnola, nelle risaie del novarese e nei campi della Bassa Valle Scrivia.

Manodopera immigrata sfruttata dal sofisticato sistema agroalimentare dell’Italia.

A pochi mesi dalla tragica vicenda di Satman Singh lasciato morire dissanguato, quest’estate, nelle campagne dell’agro pontino, in seguito all’amputazione di un braccio da parte di un macchinario avvolgi plastica e scaricato dal padrone come un sacco di patate davanti a casa, vicenda che ha incontrato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media per qualche giorno, per poi cadere nel dimenticatoio, ebbene da allora nulla è cambiato.

Certamente sentenze di questo tipo non aiutano a contrastare fenomeni di violenza, di frequenti abusi da parte dei caporali e, tanto meno, lo sfruttamento lavorativo bestiale nei confronti di lavoratori precari e ricattabili da parte di padroni senza scrupoli. Anzi…

E’ necessaria l’organizzazione dal basso, una rete di braccianti e solidali di contrasto allo sfruttamento lavorativo nelle nostre campagne, è necessario costruire momenti di lotta, la lotta che rivendica ed afferma, che rende protagonisti del proprio cambiamento. E poi momenti di mutualità, creando le Casse di Resistenza per aiutare chi lotta a resistere nel tempo.

Il tempo è ora!

a cura del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia – Info: Antonio 335 7564743

Foto: Il Fatto Quotidiano

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