Riflessioni sul ruolo dell’agricoltura e dell’imprenditore agricolo

In un convegno a Castelnuovo Scrivia si è parlato di nuova agricoltura, come agire per unire la tradizione all’innovazione.



La nuova agricoltura, innovazione nel rispetto della tradizione

Massimo Berutti introduce il convegno la nuova agricoltura

Nella serata di venerdì 29 marzo 2019 a Castelnuovo Scrivia si è tenuto l’incontro “La nuova agricoltura, innovazione nel rispetto della tradizione“, promosso dal senatore azzurro Massimo Berutti e con l’intervento dell’on. Alberto Cirio, appena ufficializzato come candidato del centro destra per la carica di Governatore del Piemonte.

Nell’introduzione alla serata il senatore Berutti ha detto di augurarsi che l’incontro possa essere utile a tutti, al di là delle appartenenze politiche, per contribuire a costruire un dialogo sul settore agricolo, vero e proprio pilastro della nostra economia, pur essendo un settore con alcune criticità di cui è bene discutere.

Tuttavia mi perdonerete se non è di politica che vi voglio parlare in questo articolo, a quello possono pensare tutte quelle fonti di informazione che vedo imbottite di annunci elettorali, ma che ieri non erano presenti (probabilmente arriverà loro un comunicato stampa, utile anche ad evitare strafalcioni).

Non erano presenti i giornalisti così come hanno disertato in massa i leader delle coalizioni locali del centro destra e questo è molto più preoccupante, perchè un conto è essere attenti alle problematiche del territorio a parole, un conto è dimostrarlo coi fatti. Ma, ripeto, non è questo un articolo che vuole entrare nella sfera politica. A onor del vero aggiungo che la Provincia di Alessandria era presente sia con il presidente Gianfranco Baldi che con l’assessore Matteo Gualco, così come era presente il sindaco di Castelnuovo Scrivia Gianni Tagliani.

Passiamo quindi subito a quanto esposto dai due ospiti d’eccezione Alessandro Calvi di Bergolo, presidente di ANGA (Associazione Nazionale Giovani Agricoltori) Alessandria e Bruna Saviotti, amministratrice delegata della Tomato Farm di Rivalta Scrivia.

La sostenibilità di una azienda agricola multifunzionaleSono nato contadino ed oggi mi ritrovo imprenditore agricolo“, ha iniziato con queste parole il suo intervento sulle Nuove opportunità per un’agricoltura multifunzionale il giovane presidente di ANGA, il primo a parlare.

Da sempre agricoltore, da circa 10 anni si occupa di Multifunzionalità aziendale che lo porta a basare la sua azienda sulla valorizzazione turistica.

Dopo una breve riflessione su quella che è stata l’agricoltura del passato ha voluto dare alcune suggestioni, alcuni consigli su come fare agricoltura oggi per prepararsi al futuro.

L’agricoltura di ieri ha fatto un uso massiccio della chimica; oggi l’attenzione si è spostata dalla terra alle tecnologie più adatte per lavorarla, ad esempio la tecnologia satellitare; con molta probabilità l’agricoltore di domani sarà anche e soprattutto un tecnico che saprà gestire i macchinari.

Che cosa fare, dunque, per prepararsi al cambiamento epocale? Sono quattro i punti su cui si concentra la “ricetta” di Alessandro Calvi:

  • Diversificazione economica;
  • Rigenerazione e coesione sociale;
  • Potenziamento dell’innovazione e della competitività in modo costante;
  • Sostenibilità socioeconomica e ambientale.

Il risultato è proprio la multifunzionalità. L’azienda agricola multifunzionale è quella che esercita attività agrituristica e vende direttamente i propri prodotti, ma anche quella che svolge attività didattiche, cura e mantiene il verde pubblico, riqualifica l’ambiente, gestisce le aree venatorie e la forestazione, eleva il potenziale turistico di una determinata area e contribuisce allo sviluppo rurale del territorio.

Chi abita in città la natura la vive poco e la cerca, sia come fruitore che come potenziale nuovo agricoltore. È in atto un cambiamento epocale: lavorare in agricoltura non è più un ripiego ma una vera e propria scelta di vita.

Sono sempre di più i giovani che “tornano” all’agricoltura. Secondo un recente sondaggio nel 57% dei casi un giovane preferirebbe gestire un agriturismo ripetto a lavorare in una multinazionale (18%) oppure fare l’impiegato in banca (18%). Le nuove generazioni sono il motore dell’agricoltura del futuro, con una crescita del 6% nel 2017 per un totale di 55.121 imprese agricole italiane condotte da under 35, che pone l’Italia ai vertici dell’Unione Europea. I giovani agricoltori usano il web e la tecnologia, 1 su 4 è laureato e conosce, almeno a livello scolastico, una o più lingue straniere, di solito l’inglese.

Le difficoltà esposte (la serata serviva anche a quello, ad informare la parte politica delle potenzialità, ma anche dei problemi incontrati ogni giorno) sono state:

  • L’eccessiva burocrazia che si somma alle “stratificazioni” di norme europee, nazionali, regionali e territoriali (anche se, almeno per il Piemonte, la nuova Legge quadro sull’agricoltura dovrebbe in parte “snellire” le procedure);
  • Gli elevati costi di acquisto di terreni e macchinari, nonchè quelli di produzione (a tal proposito informa dell’esistenza di ISMEA, l’ente pubblico economico che emette bandi di “Agevolazioni per l’insediamento dei giovani in agricoltura“;
  • I margini sempre più ridotti e la competititività internazionale.

Ha preso quindi parola la dott.ssa Bruna Saviotti intervenendo sul tema Opportunità, Innovazione, Tradizione.

Bruna Saviotti a Castelnuovo ScriviaPiù pragmatica, la dottoressa ha esordito osservando che quello che in passato era una innovazione, oggi è diventato una tradizione. Quindi la distinzione tra questi due termini non è così facile. Quello che conta in agricoltura è cercare di ottimizzare i costi e massificare i ricavi. Per farlo occorre monitorare tre aspetti:

  • Il mercato;
  • I players;
  • Le tecniche di coltivazione.

Conoscere il mercato è fondamentale da un lato per non essere tentati di coltivare prodotti a rischio. L’esempio riportato è stato quello del cece, che negli anni scorsi è stato coltivato per moda, senza una attenta analisi del suo mercato, che nel giro di due anni è crollato, mettendo in serie difficoltà chi aveva investito troppo in questa coltura. Ma conoscere il mercato è importante anche per porsi le domande giuste, vale a dire: “Quello che stiamo producendo può avere anche delle destinazioni diverse da quelle che conosciamo?” E quindi: “Quello che stiamo producendo può essere valorizzato e trasformato in un modo nuovo, inusuale e innovativo?” Porsi bene queste domande potrebbe portare ad intuizioni quali magari quelle di disidratare un prodotto per la conservazione mentre tutti lo stanno surgelando, accaparrandosi l’intera quota di mercato del nuovo semilavorato.

Conoscere i player è un vero e proprio atto di sopravvivenza, perchè bisogna essere in grado di trattare direttamente con i trasformatori del prodotto, gli unici capaci di generare filiere che poi possono essere gestite in modo paritetico dai partners. Se ben equilibrate le filiere sono la scelta più redditizia per tutti. Condizione necessaria perchè questo accada è quella che il prezzo sia definito prima della semina, garantendo un prezzo minimo stabilito. Su questo punto l’amministratrice di Tomato Farm è tornata più volte: non è più possibile produrre e poi, solo dopo, cercare i compratori. In questa maniera si finisce nei gangli dell’economia globale in cui il prezzo è deciso da fattori imprevedibili e incontrollabili.

Riguardo alle tecniche di produzione, soprattutto per le nuove culture occorre conoscere molto bene la necessità della coltura e la resa sul nostro tipo di terreno, in maniera, anche in questo caso di determinare un conto economico.

A questo punto ha affrontato il discorso delle produzioni locali, individuando in esse la criticità dei colli tortonesi, che hanno molti prodotti di eccellenza, troppo spesso non valorizzati a sufficienza. I produttori sono frastagliati e non riescono a fare sistema come ad esempio è avvenuto in Trentino con le mele commercializzate con il marchio Melinda, oggi accompagnate anche dalle pere Opera. Immaginate se la Pesca di Volpedo, solo per fare un esempio, oppure la Fragola di Garbagna, riuscissero ad entrare nel mercato con un brand così forte. Inoltre non costituire un sistema rende di fatto impossibile accedere alla GDO che richiede un flusso costante di prodotti.

Prima delle conclusioni c’è stato tempo per alcune domande e osservazioni del pubblico. Quali tecniche di lavorazione per affrontare il cambiamento climatico? Quali infrastrutture ancora mancanti sarebbero in grado di aumentare la competitività sul mercato? L’utilizzo della chimica in agricoltura non sempre è un fattore negativo, spesso è necessario ed abolirlo del tutto sarà di fatto impossibile. Quali interventi di ammodernamento necessitano le PAC? La legge sui lavoratori avventizi, ferma al 1953 non facilita le aziende agricole, anche a causa di un disinteressamento delle associazioni di categoria. La questione delle piccole e piccolissime aziende agricole.

Massimo Berutti, nel doppio ruolo di moderatore della serata e di componente della commissione agricoltura del Senato, ha chiuso l’incontro dicendo che a livello nazionale c’è un interesse a riportare l’agricoltura al centro e augurandosi che la serata da lui promossa sia da stimolo a creare dei tavoli di lavoro a cui possano intervenire tutte le parti interessate, per cercare soluzioni comuni.

 

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