Peste Suina Africana – Il Governo vieta la manutenzione del Territorio in 78 Comuni della Provincia di Alessandria

L’ordinanza vale anche per 36 comuni liguri. Per sei mesi i boschi del nostro territorio saranno abbandonati a loro stessi.

Viene da chiedersi cosa ne sarà del nostro territorio tra sei mesi, salvo proroghe.

Scade infatti il prossimo 13 luglio l’ordinanza emessa il 13 gennaio 2022, congiuntamente del Ministro della Salute Roberto Speranza e del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, che stabilisce, oltre al divieto di attività venatoria nella zona infetta da Peste Suina Africana (PSA), anche qualsiasi altra fruizione outdoor del nostro territorio, ivi compresa la manutenzione. Ad oggi i Comuni coinvolti sono 114: 78 in Piemonte (qui sotto l’elenco alfabetico) e 36 in Liguria.

Il 7 gennaio 2022 è stato confermata la positività alla Peste Suina Africana in un cinghiale trovato morto nel Comune di Ovada, nel giro di una settimana i casi rinvenuti tra Piemonte e Liguria sono saliti ad una decina.

Fino ad ora in Italia la malattia era presente unicamente in Sardegna, dove negli ultimi anni si era registrato un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica, che era diventata endemica. Nel 2014 un’epidemia di PSA era esplosa in alcuni Paesi dell’Est della UE da cui la malattia si è diffusa in altri Stati Membri, tra cui Belgio e Germania e oggi nell’Italia continentale.

Il divieto di attività venatorie che potessero spaventare gli animali selvatici e quindi accelerare il propagarsi del letale virus anche in zone adiacenti la nostra era già stato esteso a tutta la provincia di Alessandria dal Decreto-Ordinanza del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio l’11 gennaio scorso.

La Peste suina africana è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali. Altamente contagiosa e spesso letale, non è trasmissibile ad altre specie animali e agli esseri umani.

Il punto è cercare di limitare il più possibile il propagarsi del virusspiega in un’intervista a Genova24.it Roberto Moschi di Alisaper questo dobbiamo limitare sia gli spostamenti degli animali selvatici all’interno dei boschi sia delle persone e dei mezzi tra i vari territori. Il virus della peste suina africana è molto diverso, per semplificare, da quello del Covid, è un virus estremamente strutturato e resistente, può sopravvivere nell’ambiente anche sotto zero o al di sotto dei 65 gradi di calore, può propagarsi attraverso le suole delle scarpe, le ruote di auto e biciclette, attraverso altri animali come i cani, per fare solo alcuni esempi, e naturalmente attraverso gli animali selvatici, che per questo devono essere lasciati in pace in modo da evitare che percorrano grandi distanze.
Di qui la necessità, in base a normative che derivano da regolamenti comunitari (determina Ue 28/2022) e di qui le indicazioni attraverso l’ordinanza ministeriale che di fatto vieta quasi tutte le attività nel territorio boschivo dei Comuni interessati, sicuramente quelle ludiche e ricreative: mountain bike, portare il cane a spasso, trail running, orienteering, escursionismo, foraging, e così via, ma anche la caccia ordinaria, la raccolta di funghi a scopo scientifico, la manutenzione dei sentieri. Sono permesse solo le attività connesse alla silvicoltura, alla cura degli animali selvatici e di allevamento e alla salute, nel senso delle attività di soccorso.
Purtroppo basta che una persona cammini dove è passato un cinghiale infetto per trasportare il virus altrove – sottolinea Moschi – al momento dobbiamo fare con i boschi quello che è stato fatto con il lockdowndobbiamo considerare l’area interessata dall’ordinanza come una piccola Chernobyl e sperare di poterla ridurre nelle prossime settimane, altrimenti sarà un problema sempre più grande da gestire”.

I 78 Comuni piemontesi in cui vige la Zona Rossa PSA al 14 gennaio 2022, tutti in provincia di Alessandria, sono: Acqui Terme, Albera Ligure, Arquata Scrivia, Avolasca, Basaluzzo, Belforte Monferrato, Borghetto di Borbera, Bosio, Brignano-Frascata, Cabella Ligure, Cantalupo Ligure, Capriata d’Orba, Carezzano, Carpeneto, Carrega Ligure, Carrosio, Cartosio, Casaleggio Boiro, Cassano Spinola, Cassine, Cassinelle, Castellania Coppi, Castelletto d’Orba, Castelnuovo Bormida, Cavatore, Costa Vescovato, Cremolino, Dernice, Fabbrica Curone. Fraconalto, Francavilla Bisio, Fresonara, Garbagna, Gavi, Gremiasco, Grognardo, Grondona, Lerma, Malvicino, Melazzo, Molare, Mongiardino Ligure, Montacuto, Montaldeo, Montaldo Bormida, Morbello, Mornese, Morsasco, Novi Ligure, Orsara Bormida, Ovada, Pareto, Parodi Ligure, Pasturana, Ponzone, Prasco, Predosa, Ricaldone, Rivalta Bormida, Roccaforte Ligure, Rocca Grimalda, Rocchetta Ligure, San Cristoforo, San Sebastiano Curone, Sant’Agata Fossili, Sardigliano, Serravalle Scrivia, Sezzadio, Silvano d’Orba, Stazzano, Strevi, Tagliolo Monferrato, Tassarolo, Trisobbio, Vignole Borbera, Villalvernia, Visone, Voltaggio.

L’ordinanza interministeriale preoccupa molte realtà che nel nostro territorio vivono di turismo outdoor che dovranno interrompere la loro attività per mesi, per la terza volta in poco più di due anni. Pur invitando tutti a rispettare quanto imposto dal Governo, sono molte le realtà locali, sia dal versante ligure che da quello piemontese, che si rendono conto della insostenibilità dell’ordinanza.