Dopo trent’anni Tortona avrà di nuovo il suo Museo Archeologico

E’ stato presentato venerdì 8 marzo il nuovo Museo Archeologico di Tortona, troverà spazio all’interno di Palazzo Guidobono.

Un Museo lungo 25 secoli

Paola Comba, Gian Battista Garbarino e Melania Semeraro
La commissione scientifica del nuovo Museo Archeologico di Tortona

È stato presentato oggi pomeriggio alla Sala Congressi della Fondazione C.R. Tortona il progetto scientifico ed espositivo del Museo Archeologico di Tortona, che troverà spazio all’interno del medievale Palazzo Guidobono.

A fare gli onori di casa Luisa Iotti, funzionario del Comune di Tortona, che ha ricordato come a Tortona fosse già esistito un museo archeologico, aperto nel 1905 con il nome di Museo Romano in via Ammiraglio Mirabello, poi trasferito all’interno di Palazzo Guidobono nel 1956 ed infine chiuso nel 1989.

Dopo un percorso durato diversi anni, nel 2020 è prevista l’apertura al pubblico delle prime tre sale del museo.

Il primo a prendere parola è stato Gian Battista Garbarino, funzionario archeologico SABAP-AL. A lui è toccato il compito di spiegare come è nato il museo e qual è l’attività scientifica che vuole svolgere.

Negli anni in cui il museo (che da Museo Romano prenderà il nome di Museo Archeologico) è stato chiuso l’attività non si è fermata. Grazie alla legge 163/2006 sull’archeologia preventiva, che Tortona ha applicato fin da subito, il numero di reperti venuti alla luce durante l’ultimo periodo è forse ancora maggiore di quello già a disposizione in precedenza. Tra l’altro proprio durante il cantiere del supermercato di via Saccaggi, inaugurato a dicembre 2008, si è scoperto che Tortona, o meglio Dertona, era una città portuale. [È un vero peccato che chi amministrava in quel momento la città non si sia reso conto del valore che poteva rappresentare un porto fluviale romano e lo si è distrutto. Oggi per poterne vedere uno dobbiamo andare fino ad Aquileia, all’estremità orientale della via Postumia. N.d.A.]

L’archeologia è una disciplina storica che si occupa di trovare le informazioni sulll’uomo e quindi di divulgarle, il principale strumento per farlo è il Museo. Il Museo Archeologico di Tortona è stato immaginato nel 2016 e nel 2020 prenderà vita.

La seconda a parlare è stata Paola Comba, conservatore della sezione archeologica del Museo Civico di Tortona, che ha spiegato il lavoro che è stato fatto sui reperti.

Una legge del 1909 ha stabilito che tutti i reperti archeologici fossero di proprietà dello Stato, quindi quelli trovati precedentemente a tale data sono di proprietà civica e conservati a Tortona, tutti gli altri appartengono al Ministero e sono conservati nei depositi della Soprintendenza a Torino.

Il lavoro è stato qundi fatto su due fronti, per ognuna delle due collezioni è stata fatta la schedatura, la pulitura, il lavaggio, la selezione. A questo punto, se i materiali erano in buono stato di conservazione venivano predisposti al loro trasferimento mediante imballaggio ed etichettatura, se avevano bisogno di un restauro, si predisponeva questa operazione molto complessa e costosa che, nel caso tortonese, è avvenuta grazie all’intervento diretto della Soprintendenza, alla quale si è aggiunto il contributo dell’Amministrazione comunale e di partner privati. Come è immaginabile la Fondazione C.R. Tortona ha dato grandi contributi, ma non solo lei. Anche Ubi Banca ha partecipato e un’infinità di sponsor minori quali i Lion’s Club di Tortona, ad esempio, occupandosi del restauro di qualche reperto e anche la ditta Sirello Restauri, che ne ha restaurati altri in forma gratuita.

Tutto questo lavoro ha fatto si che il prossimo anno il Museo partirà con le prime tre sale espositiva, quando il Museo sarà terminato le sale saranno in tutto 12, al piano terra e al piano interrato di Palazzo Guidobono. Per adesso saranno aperte la sala del Sacrario vescovile, la sala di epoca romana e la sala di epoca medievale, in corrispondenza di dove adesso vedono allestite le mostre temporanee.

L’archeologa free lance Melania Semeraro ha spiegato il metodo che viene utilizzato attualmente negli scavi archeologici, raccontando, tra gli altri, il caso di una necropoli recentemente rinvenuta in strada Viola, in località Vho. Un podista, in maniera del tutto casuale, si è accorto di un avvallamento insolito nel terreno e ne ha dato notizia alla Soprintendenza, che è andata a verificare ed ha scoperto l’esistenza di un vecchio cimitero. Questo per il nostro territorio è molto importante, perchè dimostra la presenza di attività umane anche lontano dalla città e dalla Via Postumia. Già in tempi antichi in strada Viola esistevano dei Cascinali che si occupavano di coltivare la terra. Il privato proprietario del prato in cui è avvenuto il ritrovamento ha finanziato di tasca sua i primi scavi che hanno portato alla scoperta di 14 sepolture. Prima di asportare i reperti sono state fatte molte ricerche sul terreno che li custodiva. Nell’archeologia classica questa ulteriore serie di analisi generali non sarebbe stata fatta, ci si sarebbe limitati ad analizzare i reperti. Grazie al metodo moderno, che ha catalogato molti più aspetti e li ha incrociati con le conoscenze di altre discipline storiche, siamo invece in grado di dire, ad esempio, quali offerte votive sono state fatte, il sesso, le malattie e quindi l’attività lavorativa svolta in vita delle salme ed altri elementi.

Un altro esempio è stato fatto su un concio architettonico, il cui ritrovamento era già stato fatto in precedenza in zona Porta Voghera. Grazie a studi più approfonditi si è scoperto che il reperto apparteneva ad un arco ampio 4 metri, a dimostrazione del fatto che nell’antica Dertona esistevano edifici, probabilmente pubblici, di grandi dimensioni e quindi era una città molto importante.

La tavola rotonda è stata chiusa dall’arch. Roberto Nivolo, che si è occupato del recupero di Palazzo Guidobono e, quindi, dell’allestimento del museo. In un brillante intervento ha raccontato un po’ la storia delle trasformazioni subite negli anni da Palazzo Guidobono, già sede sia della Biblioteca Civica che del Museo Romano. Ha quindi raccontato come è nato il progetto del nuovo allestimento del Museo Archeologico, in collaborazione con chi ha preso parola prima di lui oggi, con i vincoli da essi posti, sfruttando le opportunità a disposizione, come ad esempio due vetrine espositive che sono appartenute al Museo Egizio di Torino ed oggi sono a disposizione di Palazzo Guidobono.

L’architetto Nivolo ha infine ringraziato l’amministrazione comunale, tutti i dirigenti, funzionari e tecnici, in particolare la dott.ssa Iotti e l’ing. Gilardone, ma soprattutto l’assessore alla cultura Macella Graziano che è stata la persona che più di tutte ha creduto e sollecitato la realizzazione di questo museo.

Ha anche ringraziato il “reparto scientifico” del museo, i relatori alla tavola rotonda dott. Garbarino, dott.sse Comba e Semeraro, ai quali si aggiungono le dott.sse Lorenzetto e Sirello. A loro il ringraziamento è stato fatto perchè hanno molto collaborato nella progettazione dell’allestimento e hanno anche dotato il Museo di un progetto scientifico, senza il quale la realizzazione dell’esposizione avviene un po’ “come si fa il presepe“, vale a dire sistemando le varie statuine un po’ a caso.

Su questo argomento vedi anche: La nuova sala didattica archeologica di Castelnuovo Scrivia