Dagli Anni di Piombo al tempo della Verità, incontro con Giovanni Fasanella

Continuano gli incontri degli studenti tortonesi con i grandi giornalisti italiani. In questo articolo Beatrice Poggio ci racconta il quinto incontro del progetto “Professione Reporter”.

Giovanni Fasanella è un giornalista tutto d’un pezzo. È anche scrittore, documentarista e sceneggiatore, ma è soprattutto un uomo curioso. Dopo essere stato una delle colonne del giornale L’Unità, è passato alla redazione di Panorama e quindi è stato quirinalista e redattore parlamentare all’epoca della presidenza di Francesco Cossiga. Chissà quante cose ancora riuscirà a fare… ma sempre resta e sarà un uomo molto curioso, curioso di verità.

Ci ha raccontato la sua intensa carriera nel corso del quinto incontro del progetto “Professione Reporter. La Metamorfosi del giornalismo nel terzo millennio”, realizzato con successo a cura della Biblioteca Civica di Tortona “Tommaso de Ocheda” per noi studenti delle scuole superiori di Tortona. Una carriera, la sua, che ha attraversato uno dei periodi più complessi e oscuri della storia politico-criminale dell’Italia contemporanea, un’esperienza drammaticamente unica nel contesto delle democrazie occidentali: gli Anni di Piombo. Difficile parlarne: a distanza di anni le generazioni più giovani ne sanno poco, mentre coloro che quegli anni li hanno vissuti faticano ancora a comprenderne il senso, come se gli attentati, i sequestri, le Brigate Rosse, l’omicidio Moro, la strage di Piazza Fontana ed altri episodi dolorosi di violenza, spesso dal colore ambiguo, non fossero ancora sufficientemente “sedimentati” nella coscienza degli italiani per riuscire a discuterne senza cadere nel facile complottismo o nei luoghi comuni di cui si nutre l’ignoranza storica.

Fasanella sa, è convinto, che la verità del Presente vada ricercata nel Passato e si dedica con puntigliosa alacrità all’investigazione storica, incrociando le fonti, incontrando personaggi come il Presidente Francesco Cossiga, il giudice Rosario Priore o il Sen. Giovanni Pellegrino, allora Presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Stragi e sul Terrorismo, “spulciando” letteralmente gli immensi archivi, soprattutto inglesi, in cui trova i documenti, oramai declassificati, e le prove, inquietanti ed inconfutabili, che il crollo della Prima Repubblica è il frutto di una rete sottile di operazioni, depistaggi, lacune nella restituzione giudiziaria dei fatti, spesso sostenute dai servizi segreti di “paesi amici”, che trovano origine nelle “colpe” italiane del Ventennio fascista e che sono la diretta conseguenza di un compromesso, quello del tavolo della pace, e delle condizioni che vincolano l’Italia e la sua politica all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.

Una storia “malata” quella che Fasanella illustra nel saggio “Il Libro nero della Repubblica”, una storia che vede il nostro paese subire un trattamento non adeguato rispetto al ruolo che le sue forze democratiche avevano avuto nel processo di liberazione, che lo costringe a vivere un periodo di continua fibrillazione, durante il quale le imposizioni legate all’appartenenza all’Alleanza Atlantica limitano pesantemente la sua autonomia politica ed energetica nell’area mediterranea.

Scrivere è così un dovere civile di verità, che Fasanella persegue andando a ritroso fino al caso della morte misteriosa del “padre” dell’E.N.I. Enrico Mattei, avvenuta in un incidente aereo il 27 ottobre 1962, per risalire poi ad altre questioni che scandiscono e condizionano la nostra storia, la nostra realtà: la formazione dei gruppi brigatisti rossi, l’assassinio di Aldo Moro, le infiltrazioni mafiose, e ancora l’ascesa e caduta di Silvio Berlusconi.

È stato un onore per noi ragazzi conoscere uno scrittore e giornalista del calibro di Giovanni Fasanella, sentirlo raccontare una verità che a molti ancora sfugge, confrontarci con lui in un’ora e mezza che è letteralmente volata. Ma, se dalle domande che gli abbiamo fatto abbiamo ricevuto risposte chiare, concrete, documentate, “cariche” di questa verità che lui caparbiamente cerca, un sospetto ci resta: lui, Giovanni, di come sia morto uno dei fondatori dell’Italia moderna e Capo di Governo, Camillo Benso, Conte di Cavour, non sembra affatto convinto… Non ci resta che aspettare e studiare un giorno una storia “diversa”.

Beatrice POGGIO
4^AR Amministrazione, Finanza e Marketing