Il ricordo di Aldo Ponta sulla morte del carabiniere Domenico Salvatico, un eroe viguzzolese

Pubblico la sbobinatura di un’intervista che Giorgio Gatti fece ad Aldo Ponta qualche anno fa su come andarono le cose tra Domenico Salvatico e le truppe di occupazione naziste.

Lapide per Domenico Salvatico il carabiniere a Viguzzolo

Giorgio Gatti intervista Aldo Ponta durante le celebrazioni dell’otto settembre 1993 a Viguzzolo.

… perché era intenzione del maresciallo di fare dare una piccola onorificenza a questo carabiniere, un certo Salvatico Domenico.

Domenico Salvatico, carabiniere ucciso a Viguzzolo
Domenico Salvatico (1911-1943)

Io lo conoscevo di vista per il semplice fatto che la caserma e la mia casa erano dello stesso proprietario; li separava una tela metallica con una vite selvatica, ma c’era un ottimo rapporto; anzi, c’era un cancello addirittura che ci permetteva, io di andare in caserma e i carabinieri di venire a casa mia, in considerazione del fatto che avevamo anche un’unica pompa per l’acqua, perché l’acqua potabile non c’era.

Di conseguenza, mi ricordo che era la notte della festa di Viguzzolo, l’otto settembre, fra la festa e la fiera; era successo l’armistizio, la cosa era molto, diciamo… la guerra era finita, però mio padre, vecchio antifascista, iscritto al partito comunista dal ’21, dalla sezione di Livorno… allora essere comunisti non era come oggi, era ben diversa la cosa, e era molto preoccupato perché forse lui politicamente capiva già le cose, mi “èra un fiulòt, ad prublèma agh’n’iva mia!” [Ero un ragazzino, problemi non ne avevo!]

Mi ricordo proprio che durante la notte sentii delle urla, una donna che urlava a tutto spiano, era la moglie del brigadiere, un certo Vadalà, un meridionale; lei era veneta, mi ricordo, erano un po’ l’articolo il, in quanto lui piccolo e magro e lei piuttosto ben piazzata, una donna diciamo con una certa vérve. E abbiamo potuto capire questo: i tedeschi hanno picchiato alla porta, il piantone è andato a aprire, magari in mutande, ancora insonnolito, l’han beccato subito e l’han relegato, l’hanno eliminato… poi sono andati sopra, la casa era a due piani, era una casa che ancora esiste, attualmente c’è un magazzeno di prodotti agricoli, non c’era un corridoio di servizio ma le camere erano concatenate, si entrava da una all’altra, l’unico corridoio di servizio era un balcone che percorreva però la parte interna dell’abitato, non quella che girava sulla strada, la parte interna da cima a fondo; serviva per poter passare quando c’erano altri impegni. E lì sopra c’era l’abitazione del comandante della stazione; era successo che questa signora, vedendo la moglie del comandante della stazione, vedendo i tedeschi che cercavano di fare arrendere suo marito, ma suo marito cercava di prender tempo, urlava perché aveva paura che mettessero le mani addosso, o sparassero al marito, non so, insomma, paura, cercava di farsi forte.

Il carabiniere in questione abitava a cento metri dalla caserma ed era sposato da poco; sentendo le urla della moglie del comandante ha ritenuto bene di andare a correre in aiuto; logicamente non poteva entrare dalla parte della caserma perché l’ingresso della caserma era piantonato dai tedeschi, c’erano dei camion; e allora… questo per deduzione, mio padre ha pensato che lui fosse entrato da casa mia, allora non è che chiudessimo le porte, i cancelli, eccetera, ma sì, c’eran delle serrature che facevan ridere, li lasciavamo aperti… e poi si sia infilato nel cortile della caserma cercando di portare aiuto; quando è entrato nel cortile della caserma ha preso la scala che andava su al piano sopra, e lì si son sentiti due o tre colpi di pistola; onestamente non ricordo più con precisione se eran due o tre. Sopra, poi, al primo piano… i piani eran due… dalla parte interna della scala si accedeva a questo lungo balcone che ne ho parlato poc’anzi, tramite un piccolo corridoio; era passato dal pianerottolo della scala, era passato su questo balcone e lì un tedesco dal cortile c’ha sparato. Io ho visto il carabiniere che correva lungo il balcone, s’è sentito un colpo o due… anche lì, adesso, son passati cinquant’anni… il carabiniere era arrivato all’altezza della porta che entrava dentro l’appartamento del comandante della stazione, ed è cascato.

Dopo pochi minuti, lì, urla a non finire, discorsi, eccetera, arrivano due o tre tedeschi, lo prelevano, lo portano sul balcone un po’ più all’esterno, lo coprono con una coperta è di lì, poi, come è incominciato ad albeggiare abbiam visto che c’eran due scarpe che fuoruscivano da questa coperta e si capiva che sotto c’era un uomo morto, ma nessuno sapeva chi era. Verso le nove, non so da chi chiamato, senz’altro credo dal brigadiere, è arrivato il podestà unitamente alla guardia comunale in borghese… il podestà era il signor Contardi, la guardia comunale era il signor Sambartolomeo… hanno composto, hanno portato giù la salma, l’hanno composta, e nel frattempo è arrivata anche la moglie del carabiniere, e ho visto che c’era un interprete tedesco che cercava di scusarsi, alludeva a una certa fatalità, il fatto, eccetera… ecco, questo è quello che è successo tanti anni fa.

QUANTI ANNI AVEVA SALVATICO? / se vuol sapere l’età giusta… abbiamo qui la tomba, eh… in camposanto c’è ancora un loculo, e c’è anche la sua foto, eccetera; ma era giovane perché, considerando il fatto che i carabinieri allora prima dei ventotto anni non li lasciavano sposare, quindi avrà avuto ventinove anni; perché so che appena compivano l’età… era un fatto di tempi molto stretti, si sposavano tutti. Questo è quello che è successo in quella notte.

DI DOV’ERA, SALVATICO? / era meridionale, senz’altro, però… non tanto alto… era un bravo ragazzo… perché noi coi carabinieri famigliarizzavamo, in quanto avevamo contatti continui; anzi, quando poi c’è stata… perché onestamente le cose noi son finite lì: i tedeschi se ne sono andati, hanno lasciato ancora il brigadiere qui a presidiare la caserma, senza armi, han lasciato la sciabola come fatto simbolico, intanto con la sciabola non è che avesse potuto fare grandi cose; ma però ha sempre amministrato la giustizia, anche se come paese ci son stati dei marescialli che han chiuso l’annata senza fare un verbale né una contravvenzione, quindi…

ERANO I TEDESCHI CHE VENIVANO DA TORTONA QUESTI QUA? / no, eran già qui di stanza; erano di stanza, lì, entrando in paese, il primo bivio, non quello di Garbagna, l’altro, quello che va in paese, lì, sulla destra, adesso ci sono due o tre ville, dove c’è la strada Valle, lì eran tutti prati, e allora usavano, per dividere i prati, dei pioppi canadesi che servivano anche per avere i paletti da mettere nelle vigne; e sotto tutti questi pioppi c’erano i tedeschi. Mi ricordo che io ero un ragazzo, andavamo lì a giocare, avevano dei carri armati, c’erano dei cannoni antiaerei piccolo calibro, mi sembra che fossero dei 48, caricatore a sei colpi, qualcosa del genere: noi li usavamo per andarci sopra come le giostre, eh… perché allora eravamo ancora alleati, poi le cose son cambiate, son bastate due ore a cambiar tutto. Mi ricordo che uno di questi tedeschi, anzi, aveva famigliarizzato, cercava di mangiare anche qualcosa di diverso, perché allora avevan dei mangiari che erano abbastanza schifosi, dei pentoloni pieni di cipolle o patate, del pane che lo mettevano a catasta, sembravano cataste di legna, sole e acqua non ci facevan niente a quel pane lì, poteva star là anni e andava tutto bene. Dispiace perché c’è stato un morto proprio in una condizione… diciamo, è un ragazzo che senz’altro… io avrei premiato questo suo comportamento se fossi stato nelle condizioni di chi ha proposto qualcosa, perché era a casa sua, se ne stava tranquillo, poteva andarsene fuori dalle scatole: no, ha voluto portare aiuto al suo comandante di stazione e c’ha lasciato la pelle. Questo era un gesto che, non so in quanti l’avrebbero fatto…

Il brigadiere, allora era ancora brigadiere, poi è diventato maresciallo, so che un giorno m’ha detto… ero andato in caserma perché mi serviva un’autorizzazione, no, veramente, ero andato per sapere se avevano fatto delle informazioni in mio conto, perché aspettavo una licenza da parte del ministero dell’interno, no, e qui noi, non è che coi carabinieri ci sian dei grossi… cioè, chiedo: per cortesia, ha mica fatto… per sapere quando me la mandavano, tutto lì… e lui m’ha detto: guardi che quella cosa là non s’è fatto niente. Perché avevamo messo giù la cosa io, lui e Marini, il sindaco, Mario, sono amico d’infanzia e di famiglia, proprio, e poi io avevo firmato le varie copie, eccetera, però la cosa non è andata in porto. Mi spiace, perché era una persona che senz’altro… ad ogni modo, se andate al camposanto, nei loculi vecchi, entrando, potete andare subito dritto all’interno, poi vi spostate sulla destra, c’è l’arcata centrale dove fermano i funerali, eccetera; girate ancora a destra, ritornate indietro, appena passata l’arcata, ci sono dei loculi vecchi, appena la prima arcata o la seconda, lì trovate, c’è ancora tumulata… c’è anche una fotografia, vestito da carabiniere.

PARENTI? / mi è stato detto, ma chi me l’ha detto ne sapeva quanto me, non so, l’aveva saputo in condizioni particolari, che il vecchio brigadiere Vadalà, si chiamava così, è morto. La moglie di questo carabiniere che è stato ucciso dai tedeschi si era risposata in un secondo tempo e l’avevan vista qui ancora una volta o due; poi io non ho più saputo niente, ciò non toglie che ci sia qualcuno che ne sappia più di me.

DI DOV’ERA LA MOGLIE? / non lo so… l’unica cosa è, in municipio senz’altro, l’atto di morte qualcuno l’ha firmato, eh, senz’altro.

SENTA UN PO’: DAL 25 LUGLIO, LA CADUTA DEL FASCISMO ALL’8 DI SETTEMBRE / ah, dal 25 luglio, quando son cascati i fascisti…. no, qui non ci sono state grandi rivoluzioni; sì, qualche ceffone è volato, qualcosa, ma l’antifascismo, cioè… io ho vissuto in una famiglia che ha dato molti antifascisti, ha dato dei partigiani, eccetera; non è che al giorno d’oggi se ne possa vantare, perché i valori della Resistenza sono stati messi in secondo piano o messi in cattiva luce; io sono contento di aver appartenuto a questa famiglia, non solo della mia famiglia, la famiglia di mio padre, i miei zii, le mie zie, tutti han partecipato alla Resistenza, e sono orgoglioso di questo.


Ringrazio Iside Ponta per avermi fornito il file di testo con la sbobinatura dell’intervista fatta a suo padre, probabilmente già pubblicata sul settimanale cartaceo Settegiorni a Tortona. Per quanto ne so la pubblicazione su internet è inedita. La foto della lapide è mia, l’ho scattata in via Circonvallazione angolo via Tortona, luogo in cui è stata depositata nel 2005 dal Comune di Viguzzolo.

La foto del carabiniere Domenico Salvatico è quella pubblicata sul sito della Comunità collinare Basso Grue Curone. Cliccando sul link troverete altre foto.

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